Anno 1974

1974

Perchè si uccide un magistrato                                          1974
Regia: Damiano Damiani
Musica: Riz Ortolani
Cast: Franco Nero, Françoise Fabian, Claudio Gora

Trama:
Il giovane regista Giacomo Solaris si trova a Palermo, in concomitanza con la presentazione al pubblico del suo "Palazzo di Giustizia" che suscita scalpore strappa gli applausi al pubblico e, naturalmente, ottiene grande successo commerciale. Il Solaris, infatti raccolte informazioni dal commissario Zamagna, suo amico, dal costruttore mafioso Terracina, altro alleato, nonché dagli elementi in mano alla redazione dello scandalistico giornale "Sicilia Sera", nel film ha descritto le malefatte di un alto magistrato locale e lo ha concluso con l'assassinio dello stesso da parte di un esaltato. Essendo facile il collegamento tra il personaggio della finzione filmica e il Procuratore Alberto Traini, politici e mafiosi cercano frettolosamente di parargli eventuali contraccolpi dello scandalo. Ma la situazione si fa incandescente quando il Traini viene ucciso. Il Solaris, con lo scrupolo di avere provocata la tragedia, indaga nell'intento di mostrare alla signora Antonia Traini l'esattezza delle accuse contenute nel film; e finisce per scoprire che il Procuratore è stato ucciso dall'amante della Traini per ragioni ignobili.
Critica:                             
Soltanto fino a un certo punto Perché si uccide un magistrato si apparenta ai film di Damiani più civilmente impegnati […]: al punto cioè in cui un “colpaccio”, del resto efficace ai fini dello spettacolo, ne sposta la prospettiva di “denuncia” in tutt’altra dimensione. Ora non si nega che il coefficiente romanzesco-privato continui ad avere la sua parte nella nostra vita :i dubbi, nel caso specifico, vertono se mai sulla saldatura dei due toni. […] Ma tali sforzature giovano poi alla compatezza e alla presa dello spettacolo, cose alle quali un Damiani piuttosto corrivo nel resto, deve avere soprattutto badato, e con buon successo. Com’è bella la Fabian con quegli sguardi lunghi che sono soltanto suoi !
L.P. (Leo Pestelli) - La Stampa - 14/02/1975

Franco Nero e Françoise Fabian in una scena del film
Gli assassini sono nostri ospiti                                           1974
Regia: Vincenzo Rigo
Musica: Roberto Rizzo
Cast: Anthony Steffen, Luigi Pistilli, Margaret Lee, Giovanni Brusatori, Livia Cerini
Trama:Due uomini e una donna - Mario, Franco, Eliana - rapinano una gioielleria milanese (il loro capo Eddie, s'è tenuto all'esterno del negozio). Durante il colpo, si spara: muoiono il figlio del gioielliere e un cliente, Franco viene gravemente ferito. Con questi a bordo, e senza Eddie, i banditi fuggono in macchina; la cambiano; raggiungono, alla periferia di Milano, su indicazione di Eliana, l'abitazione isolata del dottor Guido Merenda. Costretto il medico a operare Franco, si installano nella sua casa aspettando che Eddie si unisca a loro. Pur vivendo insieme Guido e sua moglie Mara si odiano: ne approfittano, per amoreggiare con Eliana e Mario. Finalmente, arriva Eddie, e i banditi (che hanno appena evitato, grazie a Guido, di farsi sorprendere dalla polizia ma hanno dovuto soffocare Franco perché non se ne udissero i lamenti) decidono di andarsene. Non ci riusciranno: segretamente d'accordo con Eliana, che è la sua amante ed ha condotto i complici a bellaposta in casa sua, Guido estrae una pistola e uccide Eddie, Mario e Mara. Dopo qualche tempo, convinti d'averla fatta franca i due sono in partenza per l'America. Ma la polizia, grazie alla testimonianza di un "travestito", cui Eliana prima del colpo aveva rubato l'automobile, li attende con le manette all'aeroporto.

Anthony Steffen
Anthony Steffen, pseudonimo di Antonio De Teffè è nato a Roma il 21 luglio 1929 e morto a Rio de Janeiro il 4 giugno 2004. Nella sua carriera ha interpretato oltre 60 film, lavorando saltuariamente anche come sceneggiattore ed aiuto regista. È principalmente ricordato per i ruoli interpretati negli Spaghetti Western, come Django o Ringo. 


Un uomo una città            1974     
Regia: Romolo Guerrieri
Musica: Carlo Rustichelli
Cast: Enrico Maria Salerno, Françoise Fabian,

Luciano Salce, Paola Quattrini, 
Tino Scotti
Trama:

Michele Parrino, capo della Mobile di Torino; è un funzionario coscienzioso che dà lezioni di democrazia ai giornalisti, tratta fraternamente i dipendenti, non si intimidisce di fronte al pericolo, lascia correre i piccoli delitti (frutto di ingiustizie sociali), si interessa umanamente ai problemi di tutti coloro con i quali la professione lo mette improvvisamente in contatto. Incoraggiato dalla fidanzata Anna, seguito dall'ombra fedele dell'anziano giornalista Paolo Ferrero, il commissario siculo-torinese dall'assassinio della sedicenne studentessa, Aliprandi Grazia e dalla fuga di Giorgio Cournier, risale ad un grosso giro di droga, di corruzione varia e di prostituzione d'alto bordo. Quando il caso giunge alla documentazione esplosiva per gran parte, della Torino-bene, il Parrino viene trasferito e il Ferrero messo a tacere. I due si vendicano passando ai pezzi grossi la documentazione mentre si intrattengono nel lussuoso "foyer" del Regio in festa per la prima stagionale.
Critica:
Perché il film è ambientato ai piedi della Mole e parla con la cadenza di Gianduia e molti “neh”, attenti alle comparse: è facile che vi riconosciate qualcuno. […] Siamo in un luogo astrattamente cinematografico, dove gli spaccati della delinquenza e i problemi della polizia tradiscono il cliché. Derivato alla libera dal “Commissario di Torino” di Marcato e Novelli, il film narra la stanchezza, la nausea e infine la rinuncia all’ufficio del dottor Michele, capo della “Mobile” […]. Dentro i suoi ristretti confini, questo film sulla “Torino bollente” che non riusciamo a sentire sotto i piedi, potrà essere un po’ balordo, ma non è mogio, non annoia. Provvedono alla bisogna battute tra pepate e scurrili, molte macchiette tra le quali il “giornalista scettico” di Salce e quella di Tino Scotti, un operaio in pensione che per avere troppo tempo lavorato alla catena di montaggio è tutto del Padrone e s’illude di vederne l’elicottero come Eliseo il carro d’Elia, risvolti gialli in tensione e altri pregi commerciali. Infine la Fabian e la Quattrini irradiano di loro presenza il parrucchino d’un corrucciato, spesso astratto ma sempre dignitoso Salerno. L.P. (Leo Pestelli) - La Stampa -

Paola Quattrini
Paola Quattrini Paola Quattrini è nata a Roma il 9 marzo 1944. ha recitato in 26 film dal 1951 al 1999 in Italia sotto la direzione di 19 registi tra i quali Stefano De Stefani (3 film), Carlo Vanzina (3 film), Pupi Avati (2 film), Bruno A. Gaburro (1 film), lavorando in film di genere commedia, commedia a episodi, drammatico, erotico, giallo, poliziesco, thriller. Attrice completa, capace di passare con uguale successo dai ruoli drammatici a quelli brillanti, è fra i migliori talenti del nostro mondo dello spettacolo. Lo confermano premi prestigiosi come la Noce d’Oro, il Premio I.D.I. Saint Vincent, il Nastro d’Argento. Dopo aver esordito come bambina prodigio - debutta nel cinema a quattro anni e, a sette, è lei che doppia Brigitte Fossey in «Giochi proibiti» (sarà sempre sua la voce di Sue Lyon in «Lolita») - Paola Quattrini conferma la propria bravura interpretando numerosi film e poi passando al teatro che la laurea attrice di prima grandezza con «Le mani sporche» di Sartre. Giungono quindi i successi televisivi in sceneggiati, commedie (ma anche show) e quelli nel teatro “leggero” con «Il gufo e la gattina», insieme con Walter Chiari, e in altri spettacoli in coppia con Modugno, Dorelli, Bramieri. Attualmente, l’attrice alterna impegni teatrali, televisivi, radiofonici e cinematografici con la direzione di «La fabbrica di Ponte Milvio» un laboratorio teatrale da lei creato per “allevare” nuovi talenti. 

Cani arrabbiati (Rabid Dogs)                                            1974
Regia: Mario Bava
Musica: Stelvio Cipriani
Cast: Riccardo Cucciolla, Don Backy,
Lea Lander (Lea Kruger)

Il film è conosciuto anche con il titolo "Semaforo Rosso".  In tutto il mondo è considerato un cult movie. Il film venne girato dal maestro del cinema horror Mario Bava nel 1974, ed è considerato uno dei migliori film di Bava, se non il migliore, ma in Italia non fu mai distribuito, venne bloccato a causa del fallimento della casa di produzione.
Trama:
Tre balordi – Dottore, Trentadue e Bisturi (il cantante Don Backy - strepitoso nella parte dello psicopatico - in uno dei suoi rari ruoli) – rapinano le paghe settimanali di un’industria farmaceutica: per fuggire salgono, con una donna in ostaggio, a bordo di un’auto guidata da un uomo che sta portando il figlioletto in fin di vita all’ospedale. Presto la tensione salirà, con conseguenze inaspettate.
Il film maledetto di Bava che nessuno ha mai visto al cinema perché, una volta portato a termine, il produttore Roberto Loyola andò in bancarotta e non lo poté distribuire. Fortunatamente nel 1995, grazie alll’impegno di una delle attrici (Lea Kruger), uscì una copia in DVD a Colonia col titolo “Semaforo rosso” e con alcuni cambiamenti (il lieto fine, per esempio). Ma il produttore Peter Blumenstock ripristinò poi la versione col finale originario. Per chi ha avuto la fortuna di vederlo (in italiano con sottotitoli inglesi), il film anticipa nettamente lo stile iperrealistico ed esagitato di Tarantino (che infatti lo adora) il cui Le iene è praticamente identico (l’inizio aggressivo, la situazione claustrofobica che fa esplodere conflitti tra gli stessi banditi, la violenza sessuale). 
Critica:
Claustrofobico incubo on-the-road, questo titolo segna una decisa virata verso il realismo da parte del più osannato tra i maestri dell'horror italiano: Mario Bava. Poco nota in patria perchè edita due decenni dopo la realizzazione, l'opera si presenta come un concentrato di cruda violenza, colpi di scena e feroce bastardaggine: cocktail votato all'intrattenimento in grado di fare cassa all'epoca quanto di ispirare i massimi esponenti del prolifico filone/carrozzone del pulp moderno. Inutile quanto imbarazzante sottolineare le assonanze tra "Rabid Dogs" (questo il titolo inglese) e "Reservoir Dogs" (Le Iene) di Tarantino, che si può considerare a ben donde un ispirato ed ironico remake del film di Bava.
Quattro delinquenti rapinano una banca ma qualcosa va storto, la polizia interviene e uno di loro viene ucciso. I tre rimasti riescono in qualche modo a fuggire in auto con il bottino ed a prendere in ostaggio un uomo, un bambino ed una donna. I membri della banda si chiamano tra loro con dei soprannomi: "il dottore" è il cervello del gruppo mentre "bisturi", esperto di lame, e "32", concorrente diretto del mitico John Holmes in quanto a centimetraggio, sono sgherri da bassa macelleria. Tra caselli e autogrill, in corsa continua sulle autostrade italiane, pura bestialità e frizioni interne alla banda porteranno ad esiti imprevedibili. Girato quasi interamente nell'abitacolo di un'auto, Rabid Dogs è duro da digerire, volgare al limite del sopportabile, sporco e sudato come i protagonisti, cani rabbiosi e famelici. Il titolo, affondando le mani nell'improponibile, offre un intrattenimento malsano ma efficace, scandito da ritmi e sequenze care al cinema di Bava, che non si smentisce nell'esprimersi senza inibizioni di sorta. Sprezzante, disturbante, a tratti insostenibile ritratto dei baratri più profondi della basezza umana, ma anche capolavoro del thrilling di genere. Una citazione particolare merita Lea Lander, bella e brava, il cui grosso merito non si limita all'intensissima interpretazione di Greta Garbo, ma si concretizza venti anni dopo anche con il lavoro di recupero della pellicola girata da Mario Bava, disgraziatamente mai uscita nelle sale cinematografiche per problemi legati alla produzione. Uno di quei lavori che lasciano il segno!!!
Don Backy, Lea Lander (Lea Kruger) e Riccardo Cucciolla


Processo per direttissima                                                          1974
Regia: Lucio De Caro
Musica: Stelvio Cipriani
Cast: Mario Adorf, Bernard Blier, Michele Placido, Gabriele Ferzetti, Ira Furstenberg

Trama:
In seguito a un atto terroristico contro un treno, la polizia arresta il giovane operaio Stefano Baldini, militante in un gruppo della sinistra extraparlamentare. Affidato per l'interrogatorio al brigadiere Bendicò e agli agenti Lorusso e Spasiani, Stefano muore, dopo quattro giorni, in circostanze poco chiare. Dubitando della versione ufficiale della polizia, secondo la quale il giovane sarebbe deceduto per aver battuto il capo cadendo da una sedia, la giornalista Cristina Visconti cerca, con l'aiuto della sorella di Stefano, di scoprire la verità. Il suo intento, però, viene frustrato dall'omertà che circonda l'operato di Bendicò e dei suoi colleghi. Vistasti impotente, Cristina tenta un colpo disperato, accusando i tre agenti pur senza averne le prove, di aver causato la morte di Stefano con le loro percosse. Riesce così, come voleva, a provocare un processo per diffamazione, durante il quale un abilissimo avvocato suo amico non solo le evita una condanna, ma ristabilisce la verità dei fatti.
Critica:
Film barricadero, interamente immerso nel clima cupo e stragista dei primi anni settanta, con un giovanissimo Michele Placido che ripropone microscopicamente le vicende dell'anarchico Pinelli, alle quali il film è dichiaratamente ispirato. La seceneggiatura parte con intenzioni lodevoli ma finisce ben presto per arenarsi tra le secche dello stereotipo,il montaggio appare piuttosto raffazzonato ,infatti per esigenze di realismo quasi documetaristico,nella scena dei funerali di Placido vengono montate le scene di una funerale realmente avvenuto: quello di Giangiacomo Feltrinelli. Restano comunque le intenzioni dignitose e la rarità della pellicola in un genere non troppo affrontato come questo.

Il testimone deve tacere                                                       1974
Bekim Fehmiu e Rosanna Schiaffino
Regia: Giuseppe Rosati
Musica: Francesco De Masi
Cast: Bekim Fehmiu, Rosanna Schiaffino, Aldo Giuffrè, Romolo Valli

Trama:

L'ingegnere Aldo Marchetti, membro della Commissione Urbanistica Europea, si incontra segretamente con il Commissario Dè Luca. Vuole far infossare una inchiesta, ormai giunta sul tavolo del ministro, che svelerebbe le sue speculazioni edilizie. Dè Luca non cede: un esperto killer, che accompagna l'ingegnere lo uccide all'istante freddamente. Poi i due fuggono ma nella notte, vanno a cozzare contro un pilone. Li soccorre il dott. Giorgio Sironi. Quando però questi ha fatto accorrere sul posto una squadra di polizia, deve constatare la sparizione della Mercedes, su cui viaggiavano i due. Comunque egli fa la sua denuncia al Commissario Santi ed al Giudice Belli. Intanto, durante una trasmissione televisiva da New York, egli riconosce che l'uomo ferito dentro la macchina è l'ingegnere Aldo Marchetti. Insiste quindi sulla sua versione dei fatti e sulla sua deposizione. Contro di lui si mette in moto il cerchio della intimidazione, guidato dal senatore Torrisi dal pastore e dagli altri big della città di Napoli: la padrona di casa gli intima lo sfratto, l'I.N.A. lo sospende dai rimborsi; sua moglie viene violentata sotto i suoi occhi. Lo stessa commissario Santi viene promosso vicequestore e trasferito altrove. Il giudice Belli si vede sottratta ogni competenza sul caso. Infine il dott. Giorgio Sironi, indottrinato pure da un suo antico professore, che "gli insegna a vivere" cede al ricatto e si chiude nel silenzio più totale.

Corruzione al palazzo di giustizia                                     1974
Regia: Marcello Aliprandi
Musica: Pino Donaggio
Cast: Franco Nero, Martin Balsam, Fernando Rey,
Gabriele Ferzetti
Trama:

Per ragioni di prestigio politico, il nuovo Ministro di Grazia e Giustizia ordina che si proceda d'urgenza contro l'industriale Carlo Goja. Ma questi, misteriosamente avvisato della imminente perquisizione, dà fuoco al magazzino contenente un archivio compromettente. Il giudice Erzi viene allora incaricato dal Consiglio Superiore della Magistratura di frugare al palazzo di Giustizia e mettere in stato d'accusa il presidente dello stesso, Giulio Vanini, che con il Goja ha avuto ambigue relazioni. Il giudice Cusani, giovane aspirante alla successione, approfitta delle confidenze della figlia di Vanini, Elena, per impossessarsi del ricercato "dossier Goja". Per evitare ogni ulteriore scandalo, il Vanini viene allontanato per mezzo di una bugiarda promozione; il Cusani eredita la carica di Presidente del Palazzaccio. Tuttavia, spaventato dalla lettura del dossier nel quale troppe alte personalità troverebbero materia per l'incriminazione, il giudice arrivista tenta di dare delle dimissioni che non vengono accettate. Ottenuto il trono, dovrà a sua volta cedere alla corruzione oppure imbarcarsi in un'impresa moralizzatrice troppo al di sopra delle sue forze.
Critica:
Solito film di finta denuncia che andava di moda un po' di anni fa. Gli autori andarono a ripescare un vecchio dramma di Ugo Betti che raccontava con tonalità metafisiche la corrotta magistratura fascista. Che il protagonista si chiami Cusani è una singolare coincidenza.

Fatevi vivi la polizia non interverrà                                  1974
Regia: Giovanni Fago
Musica: Piero Piccioni
Cast: Henry Silva, Philippe Leroy, Gabriele Ferzetti, Lia Tanzi

Trama:

Luisa, figlia del noto ingegnere Bonsanti, viene rapita da due uomini e una donna incappucciati. Testimoni del rapimento sono alcuni uomini e Marisa, una prostituta, che passano di lì per caso. L'ingegnere Bonsanti, comincia a prendere i primi contatti telefonici col commissario di polizia, Caprile. I rapitori intanto, discutono con il loro capo, che chiamano "Maestro", sul riscatto da chiedere ai genitori della piccola. Mentre a casa dell'ingegnere si è in ansia nell'attesa di una comunicazione telefonica da parte dei rapitori, Marisa viene interrogata allo scopo di individuare in qualche modo i colpevoli. La giovane donna dice, però, di non aver visto nulla. I sospetti del commissario Caprile cadono anche su don Francesco, un capo mafia che in queste faccende vuole mostrarsi pulito, asserendo apertamente che le sue mire non cadono mai sui piccoli e sulle donne. In effetti egli non sa chi sia tra i suoi tanti collaboratori, chi abbia organizzato privatamente questo rapimento. Mentre la polizia gira a vuoto don Francesco individua e raggiunge il "Maestro" che ha eliminato i collaboratori e fugge sul lago Maggiore. Si apre una sparatoria sul lago e il vecchio viene colpito a morte. La valigia con i soldi, nello sbandamento dello scafo, precipita in acqua ma viene recuperata da don Francesco e i suoi uomini, uno dei quali informerà, più tardi, la polizia del luogo in cui si trova Luisa. Assieme alla piccola vengono rintracciati anche i soldi. I sospetti della polizia su don Francesco vengono così a cadere.
Critica:
Nonostante il titolo, il nuovo film di Giovanni Fago non si allinea pedissequamente dietro gli ormai tanti dedicati alla polizia italiana con non sempre chiare moralità politiche. “Fatevi vivi la polizia non interverrà” ha ambizioni sensibilmente maggiori del consueto, se non altro perché cerca di armonizzare due temi: da un lato la radiografia di un kidnapping; dall’altro un’indagine sui rapporti tra legge e mafia. Ciò detto, va anche subito aggiunto che tali ambizioni rimangono campate in aria, più annunciate che realizzate. Ma resta almeno al film un certo sapore di denuncia non velleitaria né qualunquista. E gli argomenti sfiorati hanno pur sempre il pregio di una drammatica attualità. […] Fago ha narrato in modo sufficientemente interessante pur se, tra le molte fila dell’intreccio, non sempre ha scelto e seguito le più significative, preferendo anzi spesso le più facili e spettacolari: col risultato di dover poi colmare certi vuoti psicologici mediante didascaliche battute che alla lunga non salvano i personaggi da una fondamentale banalità. […]
Bir. (Guglielmo Biraghi) - Il Messaggero - 14/09/1974


Il cittadino si ribella                                                            1974
Regia: Enzo G. Castellari (Enzo Girolami)
Musica: Guido & Maurizio De Angelis
Cast: Franco Nero, Renzo Palmer,

Barbara Bach, Massimo Vanni
Trama:

A Genova, durante una rapina in banca, l'ingegner Carlo Antonelli viene preso in ostaggio dai banditi (tre), pestato a sangue e abbandonato in un'auto. Poiché la polizia non sembra molto disposta ad aiutarlo, egli giura di ritrovare da solo i delinquenti e di ucciderli. Munito di macchina fotografica, riesce a cogliere sul fatto un giovane rapinatore, Tommy; ricattandolo, lo costringe a procuragli delle armi e a metterlo in contatto, col pretesto di un "colpo" da fare, coi peggiori arnesi della malavita. Tra questi Antonelli ritrova i suoi tre rapinatori, ne scopre il covo, chiama la polizia: avvertiti, forse, da qualcuno del commissariato, i malviventi fuggono prima che arrivino gli agenti. Senza darsi per vinto e avendo ora dalla sua lo stesso Tommy, col quale ha fatto amicizia, Antonelli finge di essere stato rapito per costringere la polizia a intervenire. Mentre gli agenti setacciano il mondo della malavita, i tre banditi, scoperto il suo rifugio, tentano di uccidere l'ingegnere. Nello scontro, che avviene in un capannone deserto, i delinquenti muoiono, ma anche Tommy perde la vita.
Critica:
Il regista Enzo Castellari si è preoccupato soprattutto d’infondere all’azione un senso di violenza scatenata: quasi che si trattasse di un “western”. E in realtà, fino a quando i personaggi non hanno ancora perso credibili dimensioni umane, il racconto ha un suo efficace dinamismo che si traduce in sequenze di notevole aggressività. Ma non si può non guardare con sospetto al tema centrale della pellicola, che verte con una certa leggerezza sul cosiddetto “vigilantismo” […]. Se è vero infatti che Castellari, o per lui la sceneggiatura di De Rita e Maiuri, fa parlare contro il “vigilantismo” alcuni personaggi, d’altronde non sempre simpatici, è vero altresì che nel film il fenomeno non è condannato a sufficienza né se ne propongono, in ultima analisi, più democratiche alternative. Bir. (Guglielmo Biraghi) - Il Messaggero - 22/09/1974

Barbara Bach
Uomini duri                                                                         1974
Regia: Duccio Tessari
Musica: Isaac Hayes
Cast: Lino Ventura, Isaac Hayes, Luciano Salce,

Fred Williamson, Vittorio Sanipoli
Trama:

L'investigatore di una assicurazione viene assassinato durante l'indagine su una rapina in banca. Padre Charlie, sollecitato dalla vedova, decide di vederci chiaro e rischia grosso. Per fortuna gli dà una mano Lee Travels, ex capitano della polizia radiato dai ranghi. I due lavorano al caso insieme, ostacolati dal capitano Ryan e dal mafioso Mike Petralia.
Critica:
E’ un film che, pur decisamente di maniera, tesse con onesto mestiere e blanda ironia le fila del racconto, puntando sulla simpatia di Lino Ventura e sulla novità di Isaac Hayes, il noto jazzista, in quelli dell’altro “duro” di buoni sentimenti. […] Vice - Il Messaggero - 24/08/1974



Squadra volante                                                                  1974
 Regia: Stelvio Massi
Musica: Stelvio Cipriani
Cast: Tomas Milian, Gastone Moschin, Ray Lovelock,

Stefania Casini, Mario Carotenuto
Trama:

In piena Pavia, la banda del "Marsigliese" ha effettuato con successo una grossa rapina, lasciando per terra, tra l'altro, il cadavere di un poliziotto. Nonostante le ostilità nei sui confronti da parte dell'ispettore Calò, che non ne approva i metodi troppo drastici, si immerge nelle indagini Tomas Ravelli, agente già da tempo trasferito presso l'Interpol. Il duro poliziotto da cinque anni attende di poter vendicare la morte della moglie, avvenuta solo un anno dopo il matrimonio, a Marsiglia, nel corso di una analoga rapina ad una banca. Con l'aiuto del fedele brigadiere Lavagni, messo alla sua ruota da Calò per controllarlo, Tomas ben presto mette alle corte il Marsigliese che è effettivamente l'assassino della moglie del poliziotto. La piccola banda, non appena iniziano le difficoltà, si frantuma e perde diversi uomini. Seguendo la pista dei cadaveri e delle diverse battaglie a mano armata, il Ravelli costringe il Marsigliese a precipitare la fuga verso il Po ove lo attende il Mizar, un tunisino. Raggiunto l'avversario, per meglio consumare la propria vendetta, Ravelli butta la tessera di poliziotto e spara sul brigante che ha già abbandonato l'arma omicida ed ha alzato le mano per arrendersi.
Critica:
Abbastanza ricco di spunti spettacolari, bene articolati, tra l’altro, nel contesto della vicenda, il film si lascia apprezzare per una evidente cura e per il ritmo imposto all’azione, capace di tener desto, costantemente, l’interesse dello spettatore. Postivo, quindi, l’esordio di Stelvio Massi che ha diretto con impegno denotando buon mestiere. A posto gli interpreti. (Vice - Il Messaggero - 05/05/1974)

Il poliziotto è marcio                                                                1974

La locandina italiana e spagnola
Regia: Fernando Di Leo
Musica: Luis Enriquez Bacalov
Cast: Luc Merenda, Richard Conte, Raymond Pellegrin,

Delia Boccardo, Salvo Randone, Vittorio Caprioli
Trama:
Figlio di un integerrimo maresciallo dei carabinieri, il giovane commissario Domenico Malacarne della questura milanese, riceve laute buste dalla mala dei signori Mazzari e Pascal perché chiuda un occhio sui loro traffici nel contrabbando del caffè e delle sigarette. In tal modo il poliziotto, che si avvale della collaborazione del subalterno Garrito, ha messo da parte 60 milioni e mantiene una amante di lusso cui ha anche fornito una preziosa galleria d'arte. Avendo scoperto che i boss si sono ampliati nel traffico d'armi e della droga, il Malacarne li diffida, ma Mazzari e Pascal gli chiedono di far scomparire una protocollata denuncia del cav. Esposito Serafino dalla quale si possono individuare i colpevoli dell'assassinio del giovane e corrotto conte Valerio Nevio. Messo alle strette il commissario obbedisce. Vorrebbe reagire contro i suoi padroni quando vengono uccisi l'amante Sandra, il padre e il cavaliere napoletano. Ma l'uccisione di Pascal non fa che assicurare il trono a Mazzari che ricambia il commissario facendolo ammazzare da Garrito.
Luc Merenda e Delia Boccardo in una scena del film
Critica:
Si tratta di un film svelto e ben ambientato a Milano e dintorni che cela un baco come il protagonista. Non si capisce come, con tutta la carne al fuoco che offre la cronaca nera, il regista si sia impantanato in un groviglio poco credibile, tenebroso, senza giustificazioni e del tutto improbabile. Peccato dunque che una sceneggiatura maldestra svii l’attenzione dello spettatore: ottimi inseguimenti di auto, caratteri imbroccati restano nel cielo del melodramma mentre abbiamo davanti agli occhi una realtà altrettanto orrenda ma autentica. Per l’interpretazione non si è badato a spese: Luc Merenda, un po’ rigido ma plausibile, Salvo Randone, la graziosa Delia Boccardo, il pungente Vittorio Caprioli, Gianni Santuccio, Raymond Pellegrin, Richard Conte, che si ricorda evidentemente dei “gangsters” di Chicago. Pietro Bianchi - Il Giorno - 23/03/1974


Crazy Joe                                                                             1974
Regia: Carlo Lizzani
Musica: Giancarlo Chiaramello
Cast: Peter Boyle, Eli Wallach,

Fred Williamson
Trama:
Stanco della sua eterna posizione di subalterno malpagato, Joe - un mafioso della "Famiglia" Falco - tenta, spalleggiato da suo fratello Rich, di prendersi una fetta degli "affari" del boss. Sconfitto però, nell'impari lotta, finisce in galera. Mentre Joe sconta la pena, Falco incarica un ex amico del recluso, Vincent Coletti, di uccidere il più astuto e potente dei capifamiglia don Vittorio Santoni. Vincent invece passa dalla parte di costui che lo premia dandogli il "feudo" di Falco. Perduto Rich (suicida perché stanco e malato), Joe riconquista la libertà e, più che mai deciso a farsi strada fra i boss, si allea col negro Willie, un suo ex compagno di prigione. Giudicando nociva per la mafia una iniziativa di Coletti, che vuole, facendo leva sulla loro presunta emarginazione, organizzare la protesta degli italo-americani, don Vittorio fa uccidere l'ambizioso e incauto capofamiglia. Del delitto viene incolpato, senza prove, Joe, che, diventato famoso, decide di approfittarne per dare la scalata al potere di don Vittorio. Una pretesa questa, che sia lui che Willie pagheranno cara.
Critica:
Da anni ormai Carlo Lizzani ci narra di storie di delinquenti davvero esistiti. Era dunque logico che, una volta in America, egli s’inserisse nel filone scaturito dal “Padrino” e poi ribadito in “Valachi”. ”Crazy Joe”, o “Joe il Matto”, è appunto il frutto di tale inserimento. E se non si può dire che il nostro regista sia riuscito stavolta a raggiungere il sobrio e omogeneo fervore delle ambientazioni romane o milanesi, pure i risultati sono abbastanza interessanti sotto il profilo del documento d’epoca. Protagonista del film, nei panni di Crazy Joe, è Peter Boyle, che gli spettatori ricorderanno nei panni di un personaggio omonimo, il Cittadino Joe, in un aspro film di or è un paio d’anni. Scelta realistica, ma alla lunga la cercata “sgradevolezza” dell’interprete resta un po’ troppo terra terra per assecondare, di Crazy Joe, gli aspetti più estrosi e visionari. Ottimo Eli Wallach, nei panni di un infido e intrigante padrino. Bir. (Guglielmo Biraghi) - Il Messaggero 09/02/1974

Milano odia: la polizia non può sparare                           1974
Regia: Umberto Lenzi
Musica: Ennio Morricone
Cast: Tomas Milian, Henry Silva, Ray Lovelock, Laura Belli, Gino Santercole

Trama:

Giulio Sacchi, un giovane disoccupato, senza famiglia, senza voglia di lavorare, facile ad usare il mitra, lascia una banda di malviventi e organizza il rapimento di una ragazza (Marilù) figlia del ricchissimo commendator Porrino. Trova due giovani complici in Vittorio e Carmine. Dopo una sequela allucinante di omicidi, Marilù è rapita. Interviene la polizia. Il commissario Walter Grassi si convince che il rapitore di Marilù è un folle omicida e consiglia il comm. Porrino di non pagare il mezzo miliardo per il riscatto perché la figlia sarebbe ugualmente uccisa. Intanto la sequela delle uccisioni prosegue. Giulio elimina anche l'amante Iole perché sa troppo. Alla fine il riscatto è pagato. Marilù viene eliminata da Giulio che ucciderà anche i due complici. Giulio Sacchi è arrestato, ma non essendovi, secondo il magistrato, indizi sufficienti, viene liberato dal carcere preventivo. Allora il commissario Grassi, ormai dimessosi dalla polizia, convinto della colpevolezza di Giulio Sacchi, lo ricerca e lo uccide.
Critica:È uno dei più celebri polizieschi degli anni 70 interpretato da un magistrale Tomas Milian ancor prima che egli diventasse Er Monnezza e l'ispettore Giraldi, la colonna sonora di questo film porta la firma del grande Ennio Morricone.
È del 1974 il capolavoro di Umberto Lenzi, mai così cinico e violento, che si avvale del genio sregolato di due mostri sacri del genere, Tomas Milian nei panni di Giulio Sacchi, un “cagasotto" per Majone (Luciano Catenacci) ma in realtà un feroce assassino dal grilletto (di mitraglietta) facile, e Henry Silva, con qualche imbarazzo nel ruolo di commissario, impotente di fronte a tanta efferatezza. Straripante violenza e non privo di azione il lavoro diretto da Umberto Lenzi, anche se costruito secondo gli schemi convenzionali, si lascia vedere. Tomas Milian ben puntualizzato nel ruolo del gangster paranoico ed Henry Silva nelle vesti del commissario, i principali interpreti.
Vice - Il Messaggero - 23/08/1974
La scena finale del film

I guappi                                                                                1974


Regia: Pasquale Squitieri
Musica: Franco & Gigi Campanino
Cast: Franco Nero, Claudia Cardinale, Fabio Testi,

Raymond Pellegrin, Lina Polito
Trama:
Nicola, ragazzo di provincia trovatello, dopo un periodo di riformatorio, si stabilisce a Napoli con l'intenzione di studiare appena possibile da avvocato. Messosi a giocare nella zona di Don Gaetano detto "Core 'e fierro", si scontra inizialmente con lo stesso, ne diviene però amico ed è presentato, nonché garantito a Don Antonio, detto "Prence" che lo dichiara "picciotto onorato". In tal modo Nicola può concedersi dignità da guappo e, dietro mediazione di Don Gaetano, studiare sino a divenire dottore in giurisprudenza il 14 settembre 1891. L'ex camorrista Aiossa, riabilitato frettolosamente dal Governo e nominato delegato di polizia, fa violenza a donna Lucia, amante di Don Gaetano, riuscendo anche a incriminare lo stesso per l'omicidio di Vincenzo Pazzariello. Difeso da Nicola, Gaetano ottiene la libertà e anche l'ordine di uccidere l'amico. Si ribella e viene massacrato. Nicola, detto Coppola Rossa, per ordine della camorra, viene pugnalato a morte dal giovanissimo Pasquale proprio nell'aula dove lo sta difendendo con vigore.
Critica:
La guapperia come naturale correttivo delle ingiustizie sociali, è l’assunto demagogico-romantico della pellicola che, con tutti i suoi eccessi di rasoiate e spruzzi di sangue, e di situazioni da fuilleton, ha un’innegabile bravura di lavoro popolare, improntato da sentimenti primitivi. […] Intenerito come un pioppo, ma bello, Fabio Testi […]. Al confronto Franco Nero […] è un modello di flessibilità. A suo agio come sempre in queste parti di donna rustica e sgominante, la bella Cardinale. Curato lo sfondo partenopeo coi ben noti contrasti delizie e miserie; succhiellate anche troppo le scene di violenza con rasoi, coltelli, fruste e altri ferri di bottega. L.P. (Leo Pestelli) - La Stampa - 01/03/1974

Quelli che contano                                                               1974
Regia: Andrea Bianchi
Musica: Sante Maria Romitelli
Cast: Henry Silva, Barbara Bouchet, Fausto Tozzi,

Mario Landi, Alfredo Pea
 
Trama:

Tornato in Sicilia dagli Stati Uniti, il killer Tony Aniante si mette al servizio di un boss mafioso, don Cascemi che lo incarica di eliminare, aizzandole l'una contro l'altra le "famiglie" di Ricuzzo Càntimo detto l'"Americano", e di don Turi Scannapieco. Fingendo di agire nell'interesse del primo, Tony, che interviene spesso di persona nei cruenti scontri fra le due bande, assolve egregiamente il suo compito. Estintesi nel sangue le due "famiglie" il killer affronta don Cascemi e lo uccide. Fedele esecutore, fin dall'inizio, di un piano predisposto da "quelli che contano", Tony entra così, a impresa conclusa, nel ristretto gruppo dei "padrini".
Critica: Scorrevole e ricco di colpi di scena anche se un po’ troppo truculento il film è interpretato dal truce Henry Silva, dalla sempre godibile Barbara Bouchet e da Fausto Tozzi, Mario Landi e Vittorio Sanipoli. Vice - Il Messaggero - 08/06/
 
La polizia ha le mani legate                                                    1974
Regia: Luciano Ercoli
Musica: Stelvio Cipriani
Cast: Claudio Cassinelli, Arthur Kennedy, Franco Fabrizi, Valeria D’Obici

Trama:

Esplode una bomba nella hall di un albergo milanese, causando molti morti e feriti. Testimone della strage è il commissario Matteo Rolandi, che nell'hotel sorvegliava le mosse di un trafficante di droga. Qualche ora dopo, il suo collega ed amico Balsamo si imbatte nell'attentatore, il giovane Franco Ludovisi, ma se lo fa scappare; l'indomani, un misterioso killer uccide lo sfortunato commissario. Mentre delle indagini ufficiali si occupa un onesto magistrato il procuratore generale Di Federico, Rolandi tenta per suo conto di risalire agli autori e mandanti della strage e dell'assassinio di Balsamo. Ogni volta, però, che scopre tracce consistenti, la misteriosa organizzazione lo previene, eliminando le persone divenute "scomode": muoiono così i due complici di Ludovisi, l'uccisore di Balsamo, lo stesso esecutore materiale della strage e, infine, una ragazza, Papaia, presunta confidente di Rolandi ma, in realtà, affiliata all'organizzazione, che proprio nella questura milanese ha una sua quinta colonna. A questo punto, Di Federico rinuncia all'incarico, mentre Rolandi prosegue testardamente le sue indagini, destinate peraltro a non avere alcun successo, perché qualcuno - ma chi? - non vuole che la verità venga scoperta.
Critica:
Buon poliziesco firmato dal regista Luciano Ercoli che abbandona il thriller ed esordisce in un genere che nel 1975 è ormai entrato nel vivo. Stavolta siamo al centro di un intrigo terroristico che coinvolge le alte sfere del potere, con un commissario di polizia (un ottimo Claudio Cassinelli che dopo "La polizia chiede aiuto" si conferma uno dei migliori commissari del filone) che tenta di venire a capo della brutta faccenda utilizzando i soliti metodi anticonvenzionali invisi ai suoi superiori. Ad affiancarlo c’è il bravo Franco Fabrizi in un ruolo (una tantum) positivo e Arthur Kennedy. E' in definitiva un buon poliziesco che sfiora il cinema di denuncia (l’ attentato con la bomba ricorda, per certi aspetti, la tragica strage di Piazza Fontana) e appassiona lo spettatore conducendolo verso un finale amaro e aperto. Da vedere.

Ultimatum alla polizia                                             (Francia) 1974
Regia: Marc Simenon
Musica: Francis Lai
Cast: Riccardo Cucciolla, Bernard Blier,
Mariangela Melato, Mylène Demongeot
Trama:

Fuggito da un manicomio, un giovane che odia le donne a causa di traumi infantili, fa prigioniere in un isolato casolare due parigine: madre e figlia. Messosi in contatto telefonico con il sindaco del villaggio, il pazzo esige, in cambio dei terrorizzati ostaggi, la ragazza più vistosa del posto, Marise, che è la stessa figlia del sindaco. Il commissario di polizia e il Prefetto del dipartimento si uniscono alle esigue e perplesse autorità locali, tra le quali si nota l'anziano parroco che attutisce il disgusto per quanto succede con solitarie e silenziose sorsate di cognac. Nella disperata ricerca di merce di scambio, gli assediati convocano una prostituta (che rimarrà uccisa), un emigrante in miseria (che ha due figlie minorate e che da tempo aspettava invano una positiva risposta alle sue richieste di naturalizzazione), il medico (che per soccorrere le prigioniere dovrà superare pesanti umiliazioni): ma non risolve nulla, salvo un cadavere, dei feriti, del tempo prezioso perduto. Sarà la stessa Marise ad avvicinare il pazzo con tenerezza materna; ad amarlo con sincera dedizione, a condurlo nelle mani degli assediati: ma il sindaco-padre, fuori di sé più per il gesto della figlia che per il dramma trascorso, ucciderà gratuitamente e ferocemente il disarmato ragazzo.
Riccardo Cucciolla
Critica:
Sulla base di un soggetto non molto originale ma che avrebbe potuto fornire spunti polemici e momenti di tensione, il film s’affievolisce invece presto e manca di mordente sia nella tenuta spettacolare sia nella sceneggiatura. I dialoghi sono alquanto ovvi e prevedibili. Questo di Marc Simenon è quindi un film di convenzione, e al cliché si adegua anche la recitazione dei molti attori presenti: dalla Melato, eroina della situazione, al Beneyton e al nostro Cucciolla, cui è riservata, come sempre, la parte di un uomo molto infelice e molto umiliato dal destino avverso.
M.P. (Maurizio Porro) - Il Giorno - 27/05/1974


La polizia chiede aiuto                                                        1974
Regia: Massimo Dallamano
Musica: Stelvio Cipriani,
Mario Adorf,
Cast: Claudio Cassinelli, Giovanna Ralli

Trama:
Una ragazza non ancora quindicenne, Silvia Polvesi, viene trovata impiccata in una soffitta dietro telefonata anonima di un uomo che risulterà in seguito essere il fotografo Paglia. Le indagini vengono iniziate dal commissario Valentini e continuate dal collega Silvestri, sotto la direzione del Sostituto Procuratore dottoressa Vittoria Stori. Gli interrogatori di testi e di indiziati, ma specialmente la scoperta di un nastro ove sono anche registrati diversi incontri amorosi, collegano il caso Polvesi con una organizzazione di squillo giovanissime tutte studentesse del medesimo istituto, e delle quali una è Patrizia Valentini, figlia del commissario. Le deposizioni delle ragazze coinvolte permettono di individuare nello psicologo Beltrame l'iniziatore della spirale di corruzione, ma propongono agli investigatori anche una serie di "clienti" d'alto rango ...
Claudio Cassinelli

Critica:
Al di là della denuncia in riferimento all’impossibilità, nel nostro paese, di gestire il potere, il film si lascia apprezzare, soprattutto, per il suo contenuto avventuroso svolto com’è in chiave classica di “giallo”. Massimo Dallamano ha diretto con mano molto agile ben sfruttando i non pochi motivi di interesse insiti nella trama e ottimamente caratterizzando i personaggi […].
Vice - Il Messaggero - 12/08/1974

Hold-up-Istantanea di una rapina                                     1974
Regia: German Lorente
Musica: Franco Micalizzi
Cast: Marcel Bozzuffi, Enrico Maria Salerno,

Nathalie Delon, Frederick Stafford 
Trama:
Robert Cunnigham è un poliziotto americano messo in pensione poiché ha perso la memoria nel corso delle indagini su di una grossa rapina alla Banca d'America, apparentemente per un incidente automobilistico. Attualmente vive a Sanremo insieme a Judith, amante messagli alle costole da un certo Steve Duncan, l'unico gangster sopravvissuto al colpo. Questi infatti, è convinto che l'ex poliziotto si finga smemorato per godersi al momento opportuno il malloppo e spera di recuperarlo per mezzo della donna. Nel frattempo Robert, da Sanremo, si trasferisce con Judith a Cannes, ove continua a giocare e a perdere sino a ridursi al verde. Tutto questo, naturalmente, è organizzato dai suoi persecutori che, una volta condottolo alla disperazione, riescono anche a fargli prendere parte ad una rapina presso il Casinò di Cannes. In conseguenza di questa delittuosa azione, Cunnigham riacquista la memoria ma troppo tardi: il vero colpevole è l'isp. Mark, vecchio collega e finto amico, che lo sta arrestando.
Marcel Bozzuffi
Critica:
Giallo con qualche risvolto psicologico, non offre molte novità in materia se non un finale che risolleva una certa monotonia d’azione. Gli interpreti sono tutti di chiara fama e non vengono meno alle aspettative, forse un po’ troppo fredda la Nathalie Delon; abbastanza credibile la sceneggiatura. Fa.C. - Paese Sera - 18/08/1974

Il suo nome faceva tremare Interpol in allarme
Dio, sei proprio un padreterno!                                         1974
Regia: Michele Lupo
Musica: Riz Ortolani
Cast: Lee Van Cleef, Edwige Fenech, Silvano Tranquilli,

Fausto Tozzi, Jean Rochefort
Trama:
Il "boss" italo-americano Frank Diomede, detto Dio, torna dopo 25 anni in Italia mentre a Genova, base della sua organizzazione, il rivale Luis Annunziata gliela sta decimando. Poiché anche il suo luogotenente s'è messo d'accordo con Luis, Frank si fa mettere in carcere, da cui esce con la complicità di una guardia, giusto il tempo necessario per uccidere il traditore. Annunziata reagisce facendo in modo che si scopra la verità e l'avversario resti in prigione imputato di omicidio; indi ammazza il fratello medico, cui Frank aveva dato il compito di consegnare alla polizia un esplosivo "dossier". In soccorso di Diomede interviene allora per aiutarlo a compiere la sua vendetta, un guappetto napoletano, Big "Tony", che sognava da tempo di diventare suo amico ed era finito in galera con lui. Con l'aiuto di costui, Frank riesce ad evadere e raggiunge Marsiglia, dove Annunziata si reca una volta al mese per spedire eroina in America. Mentre Tony non uccide nessuno Frank fa piazza pulita del rivale e della sua banda poi parte per la Tunisia consigliando a Tony, di cui nessuno sa la parte che ha avuto nella faccenda, di cambiare vita.

La testa del serpente                                                           1974
Regia: Jose' Gutierrez Maesso
Musica: Adolfo Waitzman
Cast: Helmut Berger, Sydney Rome, José Ferrer,
Renato Rossini, Romano Puppo
Trama:

Dopo aver fatto eliminare da sicari i suoi avversari, regna negli sporchi traffici dell'isola di Santo Domingo il boss McLean che ha costruito lungo una costa una vera e propria fortezza. L'ispettore americano Reed, nonostante sia prossimo alla pensione e conosca le protezioni conquistate a Washington dal bandito, decide di chiudere in bellezza la sua carriera; forma una brigata d'assalto composta da tre uomini della polizia locale di dubbia moralità, concessigli dal commissario Clement; quindi pone al comando della stessa Clyde, già killer di McLean. Clyde trova difficoltà non solo per l'addestramento dei riluttanti poliziotti, ma anche perché l'amante Ann è ricaduta nelle mani di uno dei capi della banda. Ciò nonostante, mentre Reed viene proditoriamente assassinato da Richard che tiene prigioniera Ann, Clyde ed i suoi annientano la base di McLean e tutti gli uomini che la popolano. I superstiti Richard e Clyde si affrontano, morendo entrambi: la sola Ann rimane viva, ma incatenata su di una spiaggia solitaria.
 
Quel ficcanaso dell'ispettore Lawrence                            1974
Regia: Juan Bosch (Paolo Solvay)
Musica: Marcello Giombini
Cast: Anthony Steffen, (Antonio De Teffè)
Raf Baldassarre, John Bartha, Eduardo Fayardo,

Maria Kosti, Antonio Pica, Jacinto Ramos
Trama:

L'ispettore britannico Lawrence, agente speciale della Brigata Antinarcotici, viene inviato a Lisbona per il riconoscimento del cadavere di un collega morto in circostanze poco chiare. Sbrigato l'impegno, Lawrence finge di prendere l'aereo e si sofferma nella capitale portoghese poiché qualcuno gli ha fatto sapere di voler fare delle rivelazioni. Da questo momento tutte le persone che tentano via via di mettersi in contatto con lui vengono misteriosamente eliminate e anche l'ispettore viene sottoposto a continue insidie. Un poco alla volta egli riesce a concentrare le sue attenzioni su Alan Costa e scopre che il ricco signore è in agitazione per assicurarsi un nuovo carico di droga per 3 milioni di dollari. Quando sta per smascherarlo, si trova di fronte al commissario Alberto Pereira, capo della polizia locale e anima nera del laido traffico.
Critica:
Diretto sotto pseudonimo da Paolo Solvay, (Juan Bosch) delude tutte le aspettative. Gli attori ce la mettono proprio tutta ma la suspense è davvero troppo scarsa.

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