Anno 1971

 1971

Confessioni di un Commissario di Polizia
al Procuratore della Repubblica                                         1971
Regia: Damiano Damiani
Musica: Riz Ortolani
Cast: Franco Nero, Martin Balsam, Claudio Gora, Marilù Tolo
Trama:
 Il commissario di polizia Giacomo Bonavia e il sostituto procuratore della repubblica Traini sono impegnati, a Palermo, nella lotta contro la mafia e la criminalità. Mentre il primo, esasperato da dieci anni di insuccessi, si è ormai convinto dell'impossibilità di combattere la delinquenza organizzata siciliana secondo la prassi normale, il secondo, giovane e idealista, vede nella legge uno strumento inflessibile e non suscettibile di adattamenti a particolari situazioni. Deciso a punire a tutti i costi un potente capomafia, Ferdinando Lomunno, (che avvalendosi dell'amicizia di influenti personaggi politici è sempre riuscito a sottrarsi alla giusta condanna), Bonavia, dopo aver tentato inutilmente di farlo incriminare, provvede egli stesso ad eliminarlo. Tradotto in carcere, l'ex commissario è misteriosamente accoltellato a morte, mentre una preziosa testimone, Serena, che avrebbe potuto fornire elementi determinanti ai fini dell'inchiesta sulla mafia, viene soppressa. E' a questo punto che il sostituto procuratore Traini, il quale si era sempre opposto ai metodi poco ortodossi attuati da Bonavia, si rende conto di essere praticamente solo e di disporre di mezzi inadeguati per colpire un'organizzazione criminale ai cui vertici sono personalità potenti e insospettabili, probabilmente alcuni dei suoi stessi superiori.
Marilù Tolo
Critica:
Damiani aveva già esplorato il campo poliziesco giudiziario meridionalistico nel "Il giorno della civetta", e raggiunge qui un risultato di buon livello grazie a una solida sceneggiatura a due protagonisti ben assortiti. Un film senza sfumature, ma chiaro e coraggioso. (Francesco Mininni, Magazine italiano tv). Accuratamente disegnato tanto nei personaggi principali quanto in quelli di contorno, il film si avvale di un linguaggio asciutto ed essenziale, di un ritmo costantemente teso di un accorto dosaggio dei colpi di scena. (Segnalazioni Cinematografiche).

La violenza: quinto potere                                                    1971
Regia: Florestano Vancini
Musica: Ennio Morricone
Cast: Enrico Maria Salerno, Mariangela Melato, Gastone Moschin, Mario Adorf,
Riccardo Cucciolla, Turi Ferro, Aldo Giuffré, Ciccio Ingrassia
Enrico Maria Salerno
Trama:
Nell'aula di un tribunale siciliano è in corso il procedimento giudiziario contro un folto gruppo di appartenenti a due organizzazioni mafiose rivali. All'origine della lotta tra le due opposte fazioni è la costruzione di una diga, caldeggiata dal gruppo di Amedeo Barresi, un costruttore che aspira ad assicurarsi l'appalto dei lavori, e osteggiata dalla organizzazione che fa capo all'ingegner Crupi, un ricco proprietario terriero, che in seguito alla realizzazione del progetto perderebbe i suoi agrumeti. A rendere conto dei delitti compiuti, che hanno avuto come vittime appartenenti alle due bande e innocenti, sono chiamati i principali protagonisti della lunga catena di fatti di sangue. L'abilità degli avvocati difensori riesce facilmente a smantellare le imputazioni, mal sostenute da fragili prove e timide testimonianze. Dei due unici imputati decisi a confessare, uno viene costretto a uccidersi in carcere, l'altro viene fatto passare per demente, Sono così queste due figure minori a pagare per tutti gli altri, che vengono assolti.
Critica:
A parte che il film è fatto assai bene da Florestano Vancini (di cui forse alcuni ricorderanno il film-gangster “La banda Casaroli” del ’62), pensiamo che la sua forza derivi da una sana reazione civile alla sopraffazione e agli intrighi tenebrosi. Gli spettatori mostrano da qualche tempo di gradire i film che si sostanziano delle contraddizioni e dei drammi della società nazionale. Forse il carattere fortemente dialettico di “Violenza: quinto potere” tradisce l’origine dall’intenso dramma di Giuseppe Fava che, siciliano, conosce a meraviglia lupi e sparvieri di cui parla. Tutti gli interpreti sono meritevoli di lode.
Pietro Bianchi - Il Giorno - 11/03/1972


Tre per uccidere                                                                    1971
Regia: Ignacio F. Iquino
Musica: Enrique Escobar
Cast: Fernando Sancho, Maria Martin, Dean Reed, Paola Barbara, Malisa Longo
Trama:
Malisa Longo
A Chicago, nel 1930, la "Banda dei tre Crisantemi", costituita dai tre fratelli Owen, Frank e Cliff Hollinger, dopo aver compiuta una rapina alla Gulf Bank si rifugia a Strongville, una cittadina ai confini con il Messico, della quale è sceriffo proprio il padre dei tre malviventi. Dopo una breve sosta, i fuorilegge si accingono a lasciare Strongville, ma ne sono impediti dall'arrivo della polizia. Poiché Cliff è ferito, riescono a fuggire soltanto Frank, Owen e Katherin, una ragazza innamorata di quest'ultimo; costoro, dopo un'estenuante marcia a piedi, raggiungono la frontiera messicana. Allorché Frank tenta di impadronirsi dell'intero frutto della rapina, Owen si vede costretto ad ucciderlo, ma cade a sua volta vittima, insieme a Katherin, di un gruppo di banditi messicani.

Policeman                                                                                   1971
Regia: Sergio Rossi
Musica: Tito Schipa Jr.
Cast: Lou Castel, Paola Pitagora, Giancarlo Sbragia, Lorenza Guerrieri,
Marino Mase', Nicoletta Machiavelli
Trama:
Consigliato da un amico, il giovane figlio di due poveri braccianti agricoli si arruola nella polizia: per lui, come per altri coetanei abitanti in zone depresse, è l'unico modo per sistemarsi. Destinato ad un reparto di pronto intervento, riceve un'istruzione fondata sull'uso scientifico della violenza, mentre, nonostante le reiterate dichiarazioni di neutralità ideologica della polizia fatte dai suoi superiori, gli si insegna che contestatori e scioperanti sono da considerarsi e da trattare alla stessa stregua dei ladri e degli assassini. Imbevuto dello spirito autoritario e repressivo inculcatogli dai superiori, ma cosciente al tempo stesso, di appartenere a un corpo che la gente comune non ama - lo considera uno strumento dei padroni usato contro i lavoratori per reprimere il bisogno di giustizia - il giovane, fidanzatosi con la figlia di un operaio, le nasconde di essere un agente, salvo rivelarglielo al momento di chiederla in sposa.Conosciuta la verità, però, la ragazza lo abbandona perché lo giudica un nemico di classe. Impotente a uscire dalle contraddizioni in cui l'hanno gettato la miseria e lo spirito antidemocratico del "corpo", il giovane agente, durante un'azione repressiva, impazzisce.
Paola Pitagora
Critica:
Congelato da tempo in censura il film “Policeman” del giovane esordiente Sergio Rossi, vede finalmente la luce degli schermi dopo aver subito un taglio non molto incisivo e l’imposizione del divieto ai minori di diciotto anni che lo ha tuttavia salvato da più drastiche mutilazioni. [...] Si tratta di un’opera efficace, sul filo di una idea originale pur nel contenuto scontato (a certi livelli), perfettamente collocata nel suo impianto ideologico, attenta alle psicologie del protagonista e degli altri personaggi nonché alle puntualità degli ambienti in cui si svolge la vicenda che riguarda attentamente tutte le componenti del corpo sociale. Non mancano le ingenuità e qualche rozzezza nella opera prima, che in alcuni momenti si affida piuttosto al raccontato che allo espresso; ma nel complesso la “carriera di un poliziotto” (che non ha connotati nazionali ma non per questo è meno precisa) è raccontata con meditata sobrietà raggiungendo punte di effettiva suggestione. [...] Da segnalare l’ottimo livello degli interpreti, il volto nuovo di Bernardo Solari, un controllato Lou Castel (compagno di caserma e amico), una pensosa Paola Pitagora. Da segnalare la colonna musicale che, sul leiv motiv di una canzone protestataria, riprende i motivi ideali del film: è opera del già noto e bravo Tito Schipa Jr.
Vice - Paese Sera - 25/06/1971

Da parte degli amici firmato mafia!                          (Francia) 1971
Regia: Yves Boisset
Musica: Francois De roubaix
Cast: Senta Berger, Raymond Pellegrin, Sterling Hayden, Gordon Mitchell,
Giancarlo Sbragia, Daniel Ivernel, Marcel Lupovici, Michel Rocher, Jean Yanne, Sophie Boudet
 Trama:
A Marsiglia, il clan degli Orsini è in concorrenza con l'avventuriero Alvarez - forte dell'interessata protezione dell'influente uomo politico Forestier - per l'accaparramento delle aree fabbricabili. Assoldato un sicario, Forestier e Alvarez riescono ad eliminare Mark e Lucien Orsini: il fratello delle due vittime Louis, al quale gli spietati avversari hanno ucciso anche la moglie e la figlia, sguinzaglia i suoi uomini sulle tracce dei mandanti. Eliminato Alvarez, Louis - che nello scontro con il clan rivale ha perduto tutti i suoi uomini - riesce a penetrare da solo negli uffici di Forestier e a vendicarsi anche del secondo responsabile della morte dei suoi congiunti. Prima di morire, Forestier gli rivela però che la più diretta responsabile di delitti è Silvaine - la vedova di Marki - con la quale egli aveva allacciato da tempo una relazione sentimentale. Vistasi scoperta, la donna si uccide; poco dopo, anche Louis trova la morte per mano di un agente dell'F.B.I.

Giornata nera per l'ariete     1971   
Regia: Luigi Bazzoni
Musica: Ennio Morricone
Cast: Franco Nero, Ira Fürstenberg,
Edmund Purdom, Rossella Falk,
Agostina Belli, Pamela Tiffin
Trama:
Andrea Bild, giornalista, indaga su due fatti criminosi - l'aggressione subita da un giovane insegnante d'inglese, il professor John Lubbock, e l'assassinio di una donna inferma, Sophie Bini moglie di un medico Poiché le sue ricerche danno fastidio a quest'ultimo, che è anche azionista del giornale, Andrea viene sollevato dall'incarico, ma decide egualmente di continuare le indagini. Seconda vittima del misterioso omicida, Traversi, redattore-capo di Bild. Mentre la polizia comincia a sospettare di lui, il giornalista riceve una telefonata da Isabelle (ricca figlia di un armatore, della quale si dice sia innamorato Lubbock, ma che andrà sposa ad un collega di costui, il professor Edouard Valmont), che gli promette interessanti informazioni. Recatosi da lei, però, Andrea la trova cadavere. Svanita anche questa traccia, Bild finisce per trovarsi in seri guai con la polizia; tanto da venir fermato, quando a venire uccisa dall'ignoto criminale è una mondana con cui egli ha avuto a che fare nel corso delle indagini. Avendo convinto il commissario a lasciargli ventiquattr'ore di tempo, Andrea riesce, dopo aver scoperto alcune coincidenze tra i vari delitti, a smascherare l'assassino e a impedirgli di commettere un quinto omicidio. Il criminale viene finalmente arrestato. E' l'insospettabile Lubbock, il cui unico scopo era uccidere Isabelle, colpevole d'averlo separato dal professor Valmont, al quale era legato da un'insana relazione, per cui tutti gli altri delitti sarebbero dovuti servire soltanto a confondere la polizia.

A denti stretti                                                              (Francia) 1971
Regia: Claude Mulot
Musica: Eddie Vartan
Cast: Gabriele Tinti, Bruno Pradal, Charles Southwood, Sidney Chaplin
Trama:
Un giovane cameriere francese che in Usa ha assistito a un feroce delitto di mafia, scappa rifugiandosi nel paese natio. Ma anche qui si trova braccato ferocemente dal sicario di Cosa Nostra e da un agente dell'Fbi che lo vorrebbe riportare in America a testimoniare. Come se non bastasse, il poveraccio ha lasciato qualche conto in sospeso nel luogo e deve vedersela con i gorilla di un pezzo grosso. Non ha scampo.

L'occhio del ragno                                                                1971
Regia: Roberto Bianchi Montero
Musica: Eddie Vartan
Cast: Klaus Kinski, Antonio Sabato, Van Johnson, Lucretia Love
Klaus Kinski
Trama:
Qualcosa è andato storto. Abbandonato dai complici durante una rapina, Paul Valéry viene colto in flagrante. Condannato al carcere, riesce ad evadere grazie all’intervento del Professor Krüger, finanziatore del colpo e vittima a sua volta dello stesso doppio gioco. Ora la missione è scovare i traditori Marck e Hans Fisher, ma le motivazioni sono differenti. Se lo scopo del professore è recuperare il bottino, Paul ha solo sete di vendetta; conflitto che si risolverà in un inevitabile epilogo tragico. 
Poliziesco senza pretese, ma di pregevole fattura.

In nome del popolo italiano                                                  1971 
Regia: Dino Risi
Musica: Carlo Rustichelli
Cast: Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Ely Galleani
Trama:                                                        

Indagando sulla morte di una giovane  tossico-
mane, Silvana, avvenuta in circostanze che fanno pensare a un delitto, il giudice istruttore Bonifazi, un integerrimo magistrato, scopre, interrogando i genitori della morta, che nella sua fine può in qualche modo essere implicato l'industriale Lorenzo Santenocito, un ricco e spregiudicato speculatore edile, che sotto l'etichetta delle "pubbliche relazioni" si serviva di Silvana per intrattenere i suoi altocati clienti. Dopo aver cercato di bloccare sia con le minacce che con le lusinghe l'inchiesta di Bonifazi sul suo conto e fatto rinchiudere in manicomio il vecchio padre, che non si è voluto prestare a inventargli un alibi per la sera della morte di Silvana, l'industriale riesce finalmente a procurarsi una falsa testimonianza, che dovrebbe scagionarlo definitivamente. Bonifazi, però, smaschera il falso alibi di Santenocito, di cui ordina immediatamente l'arresto. L'industriale tuttavia non ha, tra le sue colpe, anche quella di aver ucciso Silvana: lo scoprirà lo stesso giudice istruttore, leggendo il diario della povera ragazza. Al termine di una giornata in cui Roma impazzisce per una vittoria dell'Italia sull'Inghilterra, Bonifazi giungerà con amarezza alla vera conclusione dell'inchiesta: certe cose avvengono perché sono il "sistema" e l'ottusa coscienza generale a consentirle. Distruggendo la prova dell'innocenza dell'indiziato, il giudice deciderà perciò di trascinarlo ugualmente in tribunale, per colpire, attraverso lui, tutto quello che egli rappresenta.
Critica:
"In Nome del Popolo Italiano è un film importante perché trasmette la memoria di una realtà sociale e storica che in trentacinque anni non è poi così cambiata. Inoltre la sceneggiatura di Age e Scarpelli ha saputo ben evidenziare i difetti di quella figura istituzionale, di dubbia costituzionalità, che è stato il giudice istruttore.
Con la riforma del codice di procedura penale del 1988, tale figura è stata soppressa proprio con la motivazione che è umanamente possibile che un magistrato che conduce un'inchiesta, si formi una propria opinione e quindi un pregiudizio nei confronti dei soggetti su cui indaga.
La formazione di questo pregiudizio è ben descritta in questo film soprattutto grazie alla maestria di Risi che introduce brevi sequenze che esplicano i processi mentali del personaggio. 
"In Nome del Popolo Italiano è un film che va assolutamente visto perché oltre che essere un'opera meritevole sotto un profilo artistico e tecnico, è una pellicola che ha saputo fotografare la realtà di un'Italia crepata dalla corruzione dai vertici fino alle fondamenta.

Il gatto a nove code                                                                1971
Regia: Dario Argento
Musica: Ennio Morricone
Cast: Tino Carraro, Karl Malden, Catherine Spaak, Rada Rassimov, James Grover Franciscus

Trama:
 Il giornalista Carlo Giordani e il vecchio enigmista cieco Franco Arnò indagano sulla strana morte del dottor Calabresi, uno scienziato e ricercatore morto in un misterioso incidente alla stazione dei treni. La morte, infatti, sembra legata al mistero che riguarda un'infiltrazione all'interno dell'Istituto dove Calabresi lavorava, dove qualcuno era entrato senza però rubare nulla. A tutta la faccenda segue una serie di brutali omicidi, compiuti da qualcuno che sembra voler nascondere qualcosa. Le tracce dei due improvvisati detective, che indagano in modo parallelo alla polizia, portano a sospettare che l'assassino si nasconda tra il professor Terzi, direttore dell'Istituto; Anna, la sua seducente figlia; il dottor Braun, collega tedesco omosessuale di Calabresi; il dottor Casoni, un affascinante ricercatore dell'Istituto; il dottor Morvelli, un freddo e silenzioso scienziato che lavora nell'Istituto; e il dottor Esson, ricercatore inglese che si è invaghito di Anna. Il serial killer arriva anche a rapire Lori, la nipotina di Franco, per farli desistere dalle indagini, ma alla fine viene smascherato e rimane ucciso da Franco durante la cattura. Si trattava di Casoni che, segretamente affetto dalla sindrome 47.XYY, era stato scoperto e ricattato da Calabresi, e aveva quindi ucciso il ricattatore e altri che stavano scoprendo la verità.
 Critica:
Il gatto a nove code è un thriller del 1971 diretto da Dario Argento. È il secondo capitolo della
"Trilogia degli animali" che all'inizio degli anni '70 contribuì a consolidare la fama del regista, affermandolo come uno dei maggiori autori di thriller in Italia. È il secondo film nel quale Argento ha piena autonomia riguardo al soggetto, alla sceneggiatura e alla regia.
Il film andò molto bene in sala: fu un grande successo e gli incassi furono doppi rispetto a quelli di L'uccello dalle piume di cristallo (Primo film della "Trilogia degli animali"), cosa che permise a Dario Argento di avere minori difficoltà per la realizzazione dei suoi film successivi.
"Un giallo realizzato con mestiere, sufficientemente intricato ma senza scapito per la chiarezza, sciolto nel ritmo e con sequenze di notevole suspense; esso difetta, però, nel disegno psicologico dei personaggi, descritti in modo superficiale." (Segnalazioni cinematografiche, vol. 70, 1971).
Rada Rassimov

Quattro mosche di velluto grigio                                          1971
Regia: Dario Argento
Musica: Ennio Morricone
Cast: Mimsy Farmer, Michael Brandon, Aldo Bufi Landi
Trama:
Pedinato, da parecchio tempo, da una sinistra figura, il giovane Roberto Tobias, batterista in un'orchestra, una sera affronta lo sconosciuto e, sebbene involontariamente, lo uccide. Qualcuno ha assistito alla scena, fotografandola. Da quel momento, pur non giungendogli nessuna richiesta di denaro, Roberto diviene oggetto di una silenziosa persecuzione da parte del misterioso testimone, che, oltre a disseminargli per casa le prove del suo omicidio, una sera tenta addirittura, agendo nell'ombra, di strangolarlo. Il giovane si confida con la moglie Nina, che gli consiglia inutilmente di partire. Al colloquio assiste, non vista, la cameriera, che poche ore dopo verrà sgozzata in un parco. A questo punto, è Nina ad abbandonare la casa, mentre al fianco di Roberto resta Delia, una giovane parente della moglie. Sempre più spaventato, il batterista si rivolge a un investigatore privato, che però, giunto a un passo dalla verità, viene ucciso. Quando anche Delia, mentre Roberto è assente, subisce la stessa sorte, il giovane decide di armarsi e di aspettare che l'assassino tenti di colpire anche lui. Tobias si troverà davanti a un'amara verità...  
Critica:
"Realizzato con notevole abilità tecnica e capacità di creare suspense, il film risente di una sceneggiatura carente. Risapute appaiono le motivazioni psicanalitiche escogitate per giustificare la follia omicida del personaggio femminile." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 72, 1972).
Il film è il terzo capitolo della cosiddetta "Trilogia degli animali" di Argento. All'epoca incassò 2 miliardi e 300 milioni di Lire.  

Una farfalla con le ali insanguinate                                      1971
Regia: Duccio Tessari (Amadeo Tessari)
Musica: Gianni Ferrio
Cast: Helmut Berger, Carole André, Giancarlo Sbragia
Trama: 
Una bellissima studentessa francese, Françoise Pigaut, viene trovata accoltellata in un parco di Bergamo dopo aver accettato un passaggio da uno sconosciuto. Il commissario Berardi, incaricato delle indagini, scopre presto una serie di prove schiaccianti a carico di un giornalista televisivo, Alessandro Marchi, il quale viene perciò condannato all'ergastolo. L'avvocato di Marchi, l'ambiguo Giulio Cordaro, ha difeso con professionalità il suo cliente e si finge suo amico, ma in realtà è convinto della sua colpevolezza ed è contento di aver perso la causa anche perché è l'amante di Maria, moglie di Alessandro. Dopo la fine del processo, la figlia di Alessan-
dro, Sarah, che disprezza la madre per la sua ipocrisia borghese e il suo adulterio, incontra casualmente Giorgio - rampollo di una ricca
famiglia schiacciato dalla forte personalità del
padre - che era stato un suo ex compagno di scuola ed è adesso un pianista bohémien e contestatore, il quale, con la sua testimonianza in giudizio, ha cercato di scagionare  Alessan-
dro. Tra Sarah e Giorgio nasce una relazione, eppure il giovane appare stranamente inquieto e turbato. Nei giorni successivi, due nuovi delitti, perpetrati nello stesso parco bergamasco con modalità assai simili all'assassinio di Françoise, inducono la Corte di cassazione a ritenere che Alessandro Marchi sia vittima di un errore giudiziario e a disporre perciò la riapertura del giudizio di merito. Alessandro viene quindi assolto, anche grazie anche alla testimonianza della sua amante, la spregiudicata Marta Clerici, che al tempo del primo processo si trovava all'estero con un'amica. Tornato in libertà, il giornalista riceve una telefonata da Giorgio, che gli chie-
de di incontrarlo in segreto in un capannone industriale dismesso. Alessandro si presenta quindi all'appuntamento con il giovane, il quale gli fa confessare l'omicidio di Françoise e gli rivela a sua volta di aver commesso i due delitti successivi per indurre la Corte ad assolverlo e poter così vendicare di persona l'uccisione della ragazza, che era la sua fidanzata. Ma, quando Giorgio cerca di ucci-
dere Alessandro a colpi di pistola, il giornalis-
ta si difende con un coltello e, nella collutazio-
ne, entrambi rimangono feriti mortalmente.

La tarantola dal ventre nero                                                 1971
Regia: Paolo Cavara
Musica: Ennio Morricone
Cast: Giancarlo Giannini, Stefania Sandrelli, Claudine Auger, Silvano Tranquilli,
Barbara Bouchet, Annabella Incontrera, Rossella Falk, Barbara Bach
Trama: 
Il commissario Tellini indaga sull'omicidio di una donna di nome Maria Zani, il cui ventre è stato orribilmente mutilato. La Zani, nota per essere una ninfomane, era stata poco prima ricattata da un misterioso individuo il quale era in possesso di foto che la ritraevano con il suo amante. Il marito della Zani, Paolo, primo sospettato per la morte della moglie, decide di investigare assoldando "Catapulta", un investigatore privato perché individui chi sia l'amante della moglie, che si scopre essere il fotografo Mario.
Tempo dopo la proprietaria di una pellicceria, Mirta Ricci, viene uccisa con le stesse modalità della vittima precedente: l'omicida agisce similmente a come una particolare vespa fa con la tarantola, ovvero paralizzando la vittima con un lungo spillone nel collo per poi ucciderla brutalmente e farne scempio. Mirta e Maria non restano le uniche vittime: Paolo Zani e il fotografo Mario muoiono, una terza donna, Franca Valentino, viene assassinata e il commissario scopre infine che il fotografo era in realtà un ricattatore; di lì a poco una quarta donna, la massaggiatrice Jenny, viene uccisa. Il commissario Tellini scopre che tutte le vittime erano state clienti dello stesso salone per massaggi di proprietà di Laura, bella trentenne milanese.
Critica:
Giallo argentiano di una certa eleganza, con un ottimo inizio (il primo delitto, quello di Barbara Bouchet, è da antologia) e uno svolgimento più convenzionale. Cavara tenta comunque di rendere interessante l'ispettore interpretato da Giannini, e il cast femminile è davvero notevole. Splendido il titolo "zoologico"; colonna sonora (non di routine) di Ennio Morricone.
  
La corta notte delle bambole di vetro                                  1971
Regia: Aldo Lado
Musica: Ennio Morricone
Cast: Jean Sorel, Ingrid Thulin, Mario Adorf, Barbara Bach
 Trama: 
Sul lettino di un obitorio di Praga, il corpo del giornalista americano Gregory Moore attende di essere sottoposto all'autopsia. Ma l'uomo non è morto: precipitato in uno stato catalettico, egli è ben consapevole di quanto sta avvenendo e ricorda quanto è accaduto... Indagando sulla scomparsa della sua ragazza - ultima di una serie di giovani massacrate da un presunto serial killer -, Moore ha scoperto che il locale notturno "Club 99" serve da copertura ad una organizzazione segreta, ramificata in ogni parte del mondo, capeggiata dal professor Karting che plagia la mente delle giovani generazioni attraverso rituali orgiastici di magia nera per soffocare ogni possibile scintilla di ribellione contro l'ordine costituito. Dopo aver raccolto le prove della colpevolezza del medico, Moore è stato da questi ridotto all'impotenza e adesso sta per essere ucciso dal suo bisturi... Film cult per gli amanti del thriller nero all'italiana, La corta notte delle bambole di vetro è un curioso tentativo di coniugare le cospirazioni fantapolitiche con l'horror derivato dal filone demoniaco: il piano progettato dal diabolico professore non è, a ben guardare, dissimile da quello dei moderni manipolatori delle coscienze che, in tante altre pellicole di fantascienza, pilotano il consenso sociale per mezzo di messaggi subliminali o tecniche di lavaggio del cervello. Nel film di Aldo Lado, gli elementi di critica socio-politica sono suggeriti tra le righe, soffocati dalle inevitabili - e talora gratuite - concessioni ad un genere di successo, ma l'assunto è vicino a quello del cinema impegnato "post-68", con eroi perdenti, gioventù strumentalizzata e "rispettabile" alta borghesia reazionaria che fa da pilastro al potere. 

Barbara Bach (a sinistra) e Ingrid Thulin (a destra)
Lo strano vizio della signora Wardh                                    1971
Regia: Paolo Cavara
Musica: Nora Orlandi
 Cast: George Hilton, Edwige Fenech
Trama:
Julie Wardh è la moglie di un diplomatico e, tornata da un viaggio, scopre che c'è un maniaco sessuale  che la pedina. Una sera Julie partecipa a una festa dove incontra George Corro che le dice di essere il cugino della migliore amica di Julie, Carol. Jean è l'amante di Julie e continua a perseguitarla, anche se lei ha troncato con lui da un pezzo e non ne vuole più sentir parlare. George inizia a intromettersi nella vita di Julie, la quale lo seduce e s'innamora di lui, fatto che li porta a essere minacciati. In una lettera minatoria, l'assassino vuole incontrare Julie, ma al suo posto va Carol. Ciò porterà alla morte di questa, e solo il tempo rivelerà chi è la prossima vittima e chi è l'assassino.
Critica:
Debutto al thriller dal regista romano Sergio Martino con un film ben confezionato dagli sceneggiatori Brochero e Gastaldi. Il film esce in Italia nel gennaio del 1971 con la Fenech protagonista per la prima volta di un film thriller, pur non mancando una calibrata dose di erotismo.
Edwige Fenech in una scena del film
La coda dello scorpione                                                         1971
Regia: Sergio Martino
Musica: Bruno Nicolai
Cast: George Hilton, Anita Strindberg, Luigi Pistilli
Trama:
La signora Baumer, rimasta vedova dopo la morte del marito Kurt, a causa dell'esplosione dell'aereo su cui stava viaggiando, si reca ad Atene per riscuotere i soldi dell'assicurazione che il defunto marito aveva stipulato sulla sua vita. La donna entra così in possesso di un milione di dollari. Ma la società assicuratrice che ha stipulato la polizza incarica l'investigatore Peter Lynch di indagare se la moglie non sia in qualche modo coinvolta nella morte del marito. E proprio nella città greca la signora Baumer viene brutalmente uccisa da un misterioso assassino, che le porta via tutto il denaro.

Il caso viene seguito, oltre che da Peter, da John Stanley, un funzionario dell'Interpol, da un commissario della polizia greca, Stavros, e in seguito anche da una giornalista francese, Cleo Dupont, divenuta amica intima di Peter. La vicenda si fa sempre più ingarbugliata a causa di una serie di delitti di persone che, in qualche modo, sono collegate a Kurt Baumer. Addirittura anche la giornalista rischia di essere ammazzata dal killer, ma si salva grazie all'aiuto di Peter.
Una serie di indagini induce la polizia a considerare il fatto che Kurt sia ancora vivo e che abbia montato tutta la storia solo per accaparrarsi i soldi. Mentre Stavros e Stanley fanno allontanare Peter e Cleo su una barca per cercare di far uscire allo scoperto l'assassino, la giovane giornalista ritrova il denaro dell'assicurazione in una grotta subacquea, nella quale si era precedentemente immerso Peter. La giornalista, colta sul fatto da Peter, tenta di scappare; e mentre sta per essere uccisa dal killer, viene soccorsa all'ultimo momento da Stavros e Stanley, che sparano a Peter. Nel frattempo i due investigatori erano riusciti a mettere a fuoco la farsa inscenata da Peter, tutto fatto per intascarsi il milione di dollari di Kurt.
Critica:
Giallo di inizio anni '70 che segue la scia argentiana ben confezionato, attraente e fotografato in modo impeccabile. La suspense non manca: i delitti granguignoleschi non sono molto innovativi se si è già visto 'L'uccello dalle piume di cristallo' però funzionano e la sceneggiatura delinea un discreto clima di tensione, senza particolari sorprese (la soluzione dell'enigma poteva essere più gustosa). Notevoli in ogni caso l'ambientazione e gli interpreti (con qualche bellezza spogliata), nonchè il punto di vista poliziesco. La musica di Bruno Nicolai è ottima. Critici preparati lo hanno ingiustamente liquidato in fretta e furia. Da rivalutare senz'altro e da vedere per paragonarlo alla trilogia degli animali di Argento.  
Una lucertola con la pelle di donna                                    1971
Regia: Lucio Fulci
Musica: Ennio Morricone
Cast: Florinda Bolkan , Jean Sorel, Stanley Baker, Ely Galleani
Trama:


Carol Hammond, figlia di un avvocato londinese, ha una serie di incubi a carattere erotico, in cui la protagonista è Julia Durer, la sua vicina di casa, una ragazza disinibita che attrae e sconcerta Carol. Quest'ultima rivela al suo psichiatra di aver fatto un sogno in cui uccide la Durer, pugnalandola.
Lo psichiatra interpreta il sogno come liberatorio, ma la Durer viene veramente uccisa come sognato da Carol, e tutti gli indizi l'accusano del delitto.
Carol viene arrestata e rilasciata su cauzione, nonostante i dubbi dell'ispettore Corvin, e inizia ad essere perseguitata anche da un misterioso hippy, da lei visto in sogno, che tenta di ucciderla.
I sospetti cadono anche sul marito di Carol, Frank, in quanto è l'unico che poteva avere letto gli appunti presi dalla moglie sui suoi sogni, per mettere in pratica il delitto. Il padre di Carol lo scagionerà accusandosi dell'omicidio prima di suicidarsi.
La verità però è un'altra ancora: l'assassino è proprio Carol, che aveva realmente un rapporto lesbico con la Durer, e aveva escogitato un alibi psicanalitico per mascherare il delitto commesso, ed evitare così lo scandalo di cui l'amante l'aveva minacciata.
Critica:
Imabastito, a prima vista, attorno a un caso psicologico, il film si limita in realtà, ad accumulare una serie di effettacci inframezzati da particolari grandguignoleschi di pessimo gusto (Segnalazioni Cinematografiche 71)
Florinda Bolkan
 



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