Anno 1976

1976
San Babila ore 20 un delitto inutile                                         1976
Regia: Carlo Lizzani
Musica: Ennio Morricone
Cast: Daniele Asti, Grazia Baccari, Pietro Brambilla,
Giuliano Cesareo, Pietro Giannuso, Brigitte Skay
Trama:
Reduci dal funerale di un vecchio gerarca del "ventennio", quattro giovani neofascisti - Fabrizio, Franco e Micky, d'estrazione borghese, e Alfredo, commesso d'origine meridionale - compiono una bravata contro i "rossi" del liceo Beccaria. Più tardi, dopo una sosta in un bar di Piazza San Babila - il loro "covo" -"rimorchiano" una ragazza, Lalla, che Marco impotente, violenta con un manganello. Picchiano, dopo il passaggio di un corteo di scioperanti, un "rosso" rimasto indietro. Decidono, quindi, di compiere un attentato dinamitardo in una sede sindacale di Sesto Marelli, ma la bomba non esplode (a Marco è mancato il coraggio di accenderne la miccia). Tornati a Milano, si abbandonano a una provocazione goliardica per cui finiscono in questura accusati, ma subito rilasciati, di atti osceni in pubblico. A San Babila infine, adocchiata una coppia di fidanzati comunisti, la uccidono a coltellate. Ma questa volta, grazie alla testimonianza di Lalla - cui Fabrizio ha dato il suo coltello perché se ne sbarazzasse - per i quattro delinquenti non ci sarà scampo.
Brigitte Skay
Critica:
Una scena del film
Spesso, tuttavia, l’errante trama si raggruma in tratti efficacemente marcati, volutamente provocatori, resi con quella mordente e laconica aggressività di riprese che Lizzani ha coltivato da quando si occupa di cronaca nera. E l’interpretazione sociale di tale cronaca è condotta polemicamente fino in fondo, con alcune pagine anche assai impressionanti: vedasi ad esempio la sequenza del passo d’oca sfoggiato dai sanbabilini sotto gli occhi di passanti attoniti ma non troppo; o si ascolti il machiavellico dialogo di un commissario della Buoncostume dove si spiegano gli opportunistici perché del mancato repulisti di Piazza San Babila da parte delle forze dell’ordine. (Guglielmo Biraghi - Il Messaggero - 26/03/1976)

Gli esecutori                                                                               1976
Regia: Maurizio Lucidi
Musica: Luis enríquez Bacalov
Cast: Roger Moore, Stacy Keach, Ettore Manni,
Robert Moore, Loretta Persichetti, Fausto Tozzi,
Trama:
 
Tre sconosciuti si impadroniscono di una grossa quantità di eroina nascosta in un crocifisso ligneo giunto dalla Sicilia quale dono del "boss" della droga Salvatore Francesco ai pescatori italiani di San Francisco. Poiché costui si dichiara del tutto estraneo alla vicenda - offeso, anzi, dall'uso sacrilego della sua statua - suo nipote Ulisse si incarica di scoprirne i responsabili. Un viaggio in Sicilia gli consente di dare un nome agli autori del furto e, una volta tornato a San Francisco di rintracciarli con l'aiuto dell'amico Charlie. Misteriosi sicari, però, uccidono i tre uomini: la loro morte consente a Ulisse di recuperare la droga, ma non di accertare per conto di chi avessero agito. La soluzione, finalmente, gli viene da un colloquio col vescovo cattolico di San Francisco, che ben conosce l'immoralità di Salvatore. Sapendo, ora, che all'origine di tutta la vicenda c'è suo zio e che questi gli ha anche ucciso il padre, in Sicilia, Ulisse affronta il "boss" e lo ammazza.
Critica:
Ben congegnato nella trama, che si affida anche alla suspense e al mistero, il film scorre agilmente grazie ad una regia, quella di Maurizio Lucidi, non soltanto attenta, ma protesa soprattutto a conferire quanto più vigore possibile all’azione. Nel suo genere, quindi, un lavoro interessante e reso tale anche dalla disinvolta interpretazione di Roger Moore, Stacy Keach e di tutti gli altri che li affiancano. (Il Messaggero - 03/04/1976)

Stacy Keach
Stacy Keach (Savannah, 2 giugno 1941) è un attore e doppiatore statunitense. Conosciuto all'anagrafe come Walter Stacy Keach Jr., non è solamente noto per l'interpretazione di ruoli drammatici ma anche per essere la voce narrante di programmi divulgativi e documentaristici.
Il suo primo grande successo arriva nel 1966 all'èta di 25 anni con un'interpretazione a Broadway nell' opera "MacBird!". Ebbe anche altre esperienze teatrali sempre a Broadway: nel 1967 venne inserito nel cast di "The Niggerlovers" di George Tabori dove reciterà accanto a Morgan Freeman, e nel 1969 avrà la parte di Buffalo Bill in Indiani di Arthur Kopit. Dopo pochi anni dall'inizio della sua carriera, venne accreditato come Stacy Keach Jr. distinguendosi in questo modo da suo padre Stacy Keach Sr. Recentemente (nel 2006) ha interpretato il ruolo del protagonista nella tragedia Re Lear di William Shakespeare al Goodman Theatre di Chicago
Durante la sua carriera ha ottenuto per tre volte il ruolo di protagonista in tre versioni diverse dell'Amleto. Nel 2008 e 2009 recita nel ruolo di Richard Nixon nella versione americana del dramma teatrale Frost/Nixon. La sua prima interpretazione degna di nota si ha nel 1972 nel film I nuovi centurioni di Richard Fleischer nel quale recitò accanto a George C. Scott. Nello stesso anno ottenne il ruolo del protagonista in Città amara un film sul pugilato di John Huston. Nel 1973 la prima scelta per il ruolo di padre Damien Karras nel film L'esorcista ricadde su di lui, ma decise di non accettare il ruolo. Successivamente gli fu affidato un ruolo importante nel film Salvate il Gray Lady del 1978 dove interpretò il Capitano Bennett. Sempre nello stesso anno ebbe il ruolo di un esploratore e scienziato nel film La montagna del dio cannibale di Sergio Martino in cui recitò accanto a Ursula Andress e Claudio Cassinelli. Una delle migliori interpretazioni di Keach è quella di Frank James (fratello maggiore di Jesse) nel film I cavalieri dalle lunghe ombre (1980). Keach eccelse in questo ruolo, ritraendo un personaggio che mostra maturità e prospettiva. Nello stesso anno partecipa al film La nona configurazione diretto da William Peter Blatty nel ruolo di "Killer Kane", un colonnello dell'esercito americano impazzito in Vietnam, che, nel tentativo inconscio di cancellare la sua personalità sanguinaria, si identifica nel fratello psichiatra, affezionandosi al paziente Billy Cutshaw interpretato da Scott Wilson. Una delle scene più famose del film è quella del bar, in cui Kane, sopraggiunto in soccorso di Cutshaw, scatena tutta la sua follia omicida massacrando un'intera banda di motociclisti. Altri importanti interpretazioni le ritroviamo nei film I piacevoli sogni Di Cheech Chong (1981), Fuga da Los Angeles (1996) e American History X (1998).
Keach è nato con la labiopalatoschisi, volgarmente nota come labbro leporino, e a causa di questo dovette subire numerose operazioni fin da bambino. Attualmente è il presidente onorario della Cleft Palate Foundation (Fondazione Palatoschisi) e si batte per la copertura assicurativa di tali operazioni. Nel 1984 fu arrestato a Londra per possesso di cocaina. A causa di questo dovette scontare una condanna di 9 mesi nel carcere Reading Prison. Il dirigente di questo carcere (con cui Keach ebbe a che fare) sarà preso come ispirazione per il personaggio di Henry Pope di Prison Break. Si è sposato ben quattro volte: con Kathryn Baker nel 1964, con Marilyn Aiken nel 1975, con Jill Donahue nel 1981 e con Malgosia Tomassi intorno al 1986. Dal terzo matrimonio ebbe due figli. Ebbe anche una relazione amorosa con la cantante Judy Collins nei primi anni settanta. Nel marzo del 2009 ha avuto un lieve ictus, ma si riprenderà pienamente in pochi mesi.

La polizia indaga: siamo tutti sospettati                                   Francia 1976
Regia: Michel Wyn
Musica: Francois De Roubaix
Cast: Mimsy Farmer, Luigi Pistilli, Renaud Verley,
Giampiero Albertini, Michel Bouquet
Trama:
Candice Strasberg, una giovane americana giunta a Parigi e trasferitasi in seguito in diverse località della Costa Azzurra, viene trovata morta non lontano da una strada del Mezzogiorno francese. Del caso si interessano il giudice Gerard Souffries, il procuratore Gaston Delarue, i commissari Bonetti e Bretonnet, il maresciallo Campanez di Arles. In poco tempo, le indagini inducono a sospettare di molte persone: Bernard Vauquier, figlio di un pezzo grosso primo ad accogliere la ragazza: Laurence Kirschnmer, un industriale che ha passato con la stessa diverso tempo, Christian Solnès, cantante famoso dedito alla droga; il bandito Marcello Bonaventure, che ne è stato geloso amante per qualche tempo e che poi è stato ucciso; Matteo Gallone, ladro e vagabondo, trovato nei pressi del cadavere. Mentre i sospetti maggiori degli inquirenti si appuntano verso Matteo casualmente si scopre l'assassino, un garagista che, mezzo ubriaco, aveva investito il vagabondo viaggiante su una bicicletta rubata; e poi soffocata pressoché involontariamente la urlante Candice.
Critica:
Con un buon ritmo narrativo, da artigiano, il regista Michel Wyn tiene in piedi un racconto né nuovo né particolarmente brillante. Il meglio è negli interpreti anche se Mimsy Farmer, che rivive in continuazione grazie ai flash-back, è un po’ appannata. (Il Giorno - 08/05/1976)

Mimsy Farmer
Mimsy Farmer (Chicago, 28 febbraio 1945) è un'attrice statunitense.
È nata da padre statunitense e madre francese. Inizia a lavorare nel cinema a 16 anni, debuttando in un piccolo ruolo accanto a Henry Fonda in Spencer's Mountain di Delmer Daves. Raggiunge la notorietà interpretando More di Barbet Schroeder. Dopo aver girato alcuni film negli Stati Uniti ed in Inghilterra, si trasferisce in Italia dove si sposa con lo scrittore Vincenzo Cerami, dal quale ha una figlia Aisha Cerami, a sua volta musicista ed attrice. Lavora con diversi autori quali i fratelli Taviani, Marco Ferreri, Claude Goretta. Gira alcuni film horror che le danno grande popolarità presso il pubblico degli appassionati del genere, divenendo nota soprattutto per le interpretazioni in thriller quali Quattro mosche di velluto grigio di Dario Argento ed Il profumo della signora in nero di Francesco Barilli. Gli appassionati la ricordano soprattutto come una delle icone del giallo/thriller anni Settanta. Nei primi anni Ottanta diminuiscono le sue apparizioni cinematografiche, con un ultimo ruolo degno di nota in Don Camillo di Terence Hill.
Nella seconda metà degli anni Ottanta si trasferisce in Francia, abbandonando quasi completamente il cinema e dedicandosi alla scultura e alla pittura. Si sposa con lo scultore Francis Poirier.

Sangue di sbirro                                                                        1976
 Regia: Alfonso Brescia (Al Bradley)
Musica: Alessandro Alessandroni 

Cast: Jack Palance, Jenny Tamburi,
George Easman
Trama: 
Joe Caputo, rude poliziotto di New York, è stato ucciso e presso l'opinione pubblica si è sparsa la voce che si sia trattato di un regolamento di conti da parte di Mallory, boss di una organizzazione mafiosa. Il figlio della vittima, Daniel Caputo, ex sergente della polizia e reduce dal conseguimento della laurea in legge, giunge alla città con l'evidente intenzione di far luce sulla morte del padre e di vendicarla. Mentre Mallory invia inutilmente un manipolo d'uomini per assassinarlo all'aeroporto, il tenente Sharp e il capitano Jeffrey lo diffidano dall'usare armi e da restare sullo scottante terreno.Dan non li ascolta e non dà retta neppure alle trepidazioni di Susan, l'amichetta che lo ha pazientemente atteso. Sventata tutta una serie di attentati, fuggito miracolosamente a una trappola nella quale è cascato insieme a Susan, il Caputo trova appoggio nell'ambiguo gangster Duke. Individuato in Jeffrey l'assassino e in Mallory il mandante, Daniel stermina la banda e consegna le prove a Sharp. Duke, però, si insedia allegramente sul trono vacante. 

Il giustiziere                                                                               1976
Regia: Edward Dmytryk
Musica: Ennio Morricone
Cast: George Kennedy, Raf Vallone,
Rita Tushingham, John Mills, Barry Sullivan

Trama:
La famiglia di un funzionario americano della NATO, di sede a Napoli, viene massacrata da un gruppo di assassini mascherati. Sconvolto, il funzionario decide di vendicarsi […]. Riuscirà alla fine, contro tutti e contro tutto ,a “fare giustizia”, uccidendoli a uno a uno in un supermercato. Povero Dmytryk. Trent’anni fa era uno dei più brillanti - e sopravvalutati - registi della sinistra di Hollywood […]. Dopo essersi comportato da vigliacco all’epoca della “caccia alle streghe” del macchartismo trionfante, ha compiuto una carriera registica di fasi alterne, ma in discesa. Da qualche anno lavora poco e male; i suoi ultimi film […] erano lamentevoli: questa volta ha toccato il fondo. E’ vero che la sceneggiatura di Peter Powell e Thomas Hunter è […] delirante. E’ vero che, nella categoria dei “giustizieri” in prima persona quello di George Kennedy è goffo, poco attraente […], ma il modo in cui Dmytryk lo racconta oscilla tra la sciatteria e il ridicolo involontario. ”Il giustiziere” è qualcosa di più di un brutto film. E’ una mascalzonata.
M.Mor. (Morando Morandini) - Il Giorno - 06/02/1976
George Kennedy
George Kennedy
George Kennedy nato a New York, il 18 febbraio 1925, ha recitato in oltre duecento film, dai western ai catastrofici, e in molte serie tv. È noto per la sua partecizione ai film della serie comica Una pallottola spuntata. Nel 1968 vinse l'Oscar come Miglior attore non protagonista per il film per Nick mano fredda accanto a Paul Newman e diretto da Stuart Rosenberg.

Quelli della Calibro 38                                                              1976
 
Regia: Massimo Dallamano
Musica: Stelvio Cipriani
Cast: Marcel Bozzuffi, Carole André, Giancarlo Bonuglia, Ivan Rassimov

Trama:
Il commissario Vanni, della polizia di Torino ha un conto aperto con il Marsigliese che in spedizione punitiva ha ucciso la moglie del funzionario. L'accentuarsi delle imprese della mala induce il Questore ha mettere insieme sotto gli ordini del Vanni, una squadra speciale, composta da quattro superagenti e armata di rivoltelle fuori ordinanza. Mentre uno degli agenti, Nico, riesce ad agganciare Sandra la ragazza di Guido braccio destro del Marsigliese il brigante riesce ad entrare in possesso di 70 kg di dinamite e inizia, dopo qualche azione dimostrativa una serie di stragi seguite da ricatto alle autorità: 5 miliardi in diamanti e un aereo per espatriare. Uccisi Guido. Sandra e Nico mentre le autorità decidono di sottostare al ricatto per evitare la distruzione di Torino, l'estromesso commissario Vanni continua nella sua azione e, apparendo in extremis in cima alla scaletta dell'aereo, uccide il Marsigliese.
Critica:
Se non fosse la ripetizione di cose viste e riviste il film potrebbe anche essere apprezzato dagli appassionati delle storie poliziesche tutta azione. Forte di un collaudato mestiere il regista Massimo Dallamano ha impresso al racconto (soggetto e sceneggiatura sono di Ettore Sanzò) un ritmo ferratissimo senza affatto curarsi della verosimiglianza dei fatti e delle situazioni. L’importante per lui è fare spettacolo al di là delle implicazioni socio-psicologiche che una storia del genere dovrebbe avere. I personaggi, sommariamente caratterizzati, sono affidati ad interpreti di un cerro valore come Marcel Bozzufi, Carol André e Ivan Rassimov.
Leo - Il Messaggero - 06/08/1976

Gli amici di NickHezard                                                          1976
Regia: Alberto Silvestri
Musica: Luis enríquez Bacalov
Cast: Luc Merenda, Luciana Paluzzi, Gabriele Ferzetti, Isabella Biagini,
Valentina Cortese, Mario Pisu, Dagmar Lassander, William Berger

 Trama:
Figlio di una "maîtresse" e di un celebre truffatore (defunto), il giovane Nick Hezard vive di piccoli imbrogli, del tutto indegni del "grande" genitore. A fornirgli involontariamente l'occasione di emularne le imprese è, un giorno il "boss" Robert Turner, che, dopo essersi servito di lui per truffare le assicurazioni fingendo un furto di gioielli, ha tentato di ucciderlo. Per vendicarsi di Turner, che gli ha anche ammazzato un amico, Hezard comincia, aiutato da una squadra di esperti imbroglioni, con lo strappare al "boss" - costretto a versarglieli per evitare guai maggiori - duecentomila franchi svizzeri. Finanziato, in questo modo, dalla sua stessa vittima, Nick passa alla seconda parte del piano, consistente nel tradurre Turner, sotto l'accusa di un omicidio mai avvenuto, in un finto posto di polizia; di sottoporlo a un finto processo da parte di un falso magistrato; di liberarlo, a patto che egli si rifugi in Venezuela, in cambio dei quattro milioni di franchi versatigli dalle assicurazioni. Caduto nella trappola, Turner perde non solo i soldi, ma anche i gioielli.
Paura in città                                                                             1976
Regia: Giuseppe Rosati
Musica: Giampaolo Chiti
Cast: Maurizio Merli, James Mason, Cyril Cusack, Silvia Dionisio, Gianfilippo Carcano

Trama: 
Dodici detenuti evadono in blocco da Regina Coeli: tra loro ci sono l'omicida Alberto Lettieri e la sua banda, nonché, costretto a seguirli contro la propria volontà, l'anziano Giacomo Masoni, ex funzionario delle ferrovie condannato per un caso di eutanasia. Il compito di ripescarli tocca al commissario Murri, amato dai colleghi, ma osteggiato dalla magistratura perché i delinquenti li manda più volentieri al cimitero, che in prigione. Catturati o uccisi, nel corso di due rapine, cinque degli evasi, Murri scopre, interrogando la giovane nipote del Masoni, Laura, una pista capace di condurlo al Lettieri: con ogni probabilità, il bandito si servirà di Giacomo per impadronirsi di un carico di banconote destinate al macero, del valore di alcune decine di miliardi, che un treno porterà da Milano a Roma. Benché, dopo un scontro a fuoco con alcuni "killer" di Lettieri, risoltosi con la loro morte, siano in vista per lui la sospensione dal servizio e l'intervento del magistrato, Murri ottiene dal questore due giorni di tempo per agire. Gli basteranno per sventare il colpo ideato dal Lettieri e uccidere il bandito e i suoi complici. L'attesa delle indagini a suo carico, infine, gli sarà meno penosa grazie all'affettuosa vicinanza di Laura.
Silvia Dionisio
Critica:
Tipico poliziesco merliano più vicino per certi versi ai film di Massi piuttosto che a quelli di Lenzi. Merli nella parte di un commissario duro viene richiamato per fare piazza pulita di una spietata banda. Attori ottimi: bene Merli e Ressel ma mi è piaciuto tantissimo anche Pellegrin nella parte di un criminale dalle poche parole e i metodi spicci. I primi 5 minuti poi sono stupendi: azione pura, pestaggi con buoni effetti sonori e visivi e i criminali hanno le facce giuste. Bello, sopratutto per gli appassionati del genere.

Con la rabbia agli occhi                                                           1976



Regia: Antonio Margheriti (Anthony Dawson)
Musica: Guido e Maurizio De Angelis
Cast: Massimo Ranieri, Yul Brynner, Martin Balsam, Barbara Bouchet, Giancarlo Sbragia, Sal Borgese.
Trama:
Peter Marciani, killer di "Cosa Nostra", lascia New York per Napoli, con l'incarico di uccidere Gennaro Gallo, responsabile di un grave sgarro nei confronti della "famiglia". Oltre a questo, egli ha un movente personale per far fuori il "boss": vendicare la morte del proprio fratello, ucciso a tradimento a quanto sembra, da un sicario del Gallo. Mentre costui, scoperta la sua presenza, tenta più volte di sbarazzarsi di Peter, ma invano (la polizia, intanto, assiste semi-impotente agli scontri tra l'uno e l'altro), il killer trova la inaspettata solidarietà di un giovane. Angelo, che campa di espedienti, e di una spogliarellista. Annie. Finalmente, Marciani riesce a sorprendere il "boss" e ad ucciderlo, ma rimane egli stesso ferito a morte. Il suo posto nella "famiglia" sarà preso da Angelo, dopo che il giovane, scoperto chi ha davvero ordinato l'assassinio del fratello di Peter, ne avrà fatta giustizia. Un ottimo cast di eccellenti attori!
Yul Brynner e Barbara Bouchet in una scena del film
Pronto ad uccidere                                                                    1976


Regia: Franco Prosperi
Musica: Ubaldo Continiello
Cast: Martin Balsam, Riccardo Cucciolla,
Ray Lovelock, Elke Sommer, Ettore Manni

Trama:

Il giovane agente Massimo Torlani, la cui madre, ferita accidentalmente da due rapinatori, è rimasta per sempre paralizzata, si offre, sperando così di poter rintracciare quei delinquenti e vendicarsi di loro, per una missione speciale. Spacciandosi egli stesso, d'accordo col commissario Sacchi, per un rapinatore, si fa arrestare e rinchiudere in prigione, dove entra nelle grazie di un "boss" della droga, Giulianelli, col quale evade. Entrato nel suo "giro", Massimo lo aiuta a sgominare una banda rivale. Si trasferisce poi a Genova e a San Remo per ritirare una grossa quantità di droga in arrivo dall'Olanda. Eliminati alcuni concorrenti del "boss", che cercavano di impadronirsi del carico; scoperti alcuni insospettabili capi del traffico di stupefacenti; rintracciati i suoi due criminali; Massimo non riuscirà, tuttavia, a compiere di persona la sua vendetta. Finito Giulianelli nelle mani di Sacchi, infatti, sarà l'astuta segretaria di un altro "boss" a far piazza pulita dei trafficanti e dei loro killer, compresi i feritori della madre di Massimo; la donna, però, non sfuggirà alla caccia di Torlani.
Elke Sommer
Critica:
Il regista Franco Prosperi sa indubbiamente sfruttare con consumato mestiere tutte le occasioni per fare spettacolo mettendo a frutto la sua scaltrezza tecnica (lo ricordiamo collaboratore di Jacopetti in tutti gli pseudo-documentari da “Mondo cane” ad “Africa addio”, prima di passare al poliziesco). Certo, di questi film si farebbe volentieri a meno in un momento in cui gravissimi episodi di delinquenza e di terrorismo mettono a dura prova le istituzioni democratiche e rischiano di indirizzare il giusto sdegno di molti cittadini verso una sorta di qualunquismo repressivo. Far credere che tutto si possa risolvere a colpi di pistola o aggirando le leggi contribuisce ad alimentare certi isterismi collettivi. Tra gli interpreti il dinamico Ray Lovelock, Martin Balsam, Elke Sommer.
Leo - Il Messaggero - 17/12/1976

Il conto è chiuso                                                                         1976
Regia: Stelvio Massi
Musica: Luis Enríquez Bacalov
Cast: Luc Merenda, Carlos Monzon,
Giampiero Albertini, Mario Brega, Luisa Maneri

Trama:
Il giovane Marco Russo vuol vendicare sua madre e sua sorella, violentate e uccise dal "boss" della "mala" Rico Vanzetti. Riuscito a farsi assumere dalla sua futura vittima, la costringe abilmente a una sanguinosa guerra contro un rivale in affari. Successivamente libera la donna del Vanzetti, che il "boss" aveva segregata preferendole la figlia. Smascherato, si rifugia da un amico, che lo nasconde e gli dà il modo di riaversi da una bestiale bastonatura. Infine, benché ancora un po' malconcio, affronta Rico e lo ammazza.
Critica:
Alla ricerca di qualche nuova trovata per attirare uno spettatore sempre più smaliziato, qualcuno (in effetti non sappiamo chi ringraziare) ha pensato bene di ingaggiare Carlos Monzon, campione mondiale di pugilato, per interpretare la parte di un misterioso vendicatore […]. Costruito con un’ingenuità confessata, utilizzando tutti i luoghi comuni del genere, il film poteva risollevarsi buttando la storia sul comico e aumentando lo spazio concesso alle “gag” ma certe trovate (l’orfana cieca o la prostituta dal cuore d’oro) smascherano apertamente la pochezza di idee e la quasi nullità del film. (Paolo Mereghetti - Il Giorno 1977) 
Come cani arrabbiati                                                                1976
Regia: Mario Imperoli
Musica: Mario Molino
Cast: Cesare Barro, Paolo Carlini,
Annarita Grapputo, Mario Novelli, Silvia Spinozzi
Gloria Piedimonte, Paola Senatore

Trama:
Tony Ardenghi, figlio di un signorotto romano carico di denaro guadagnato disonestamente, si mette su di una strada di pseudocontestazione poiché, insieme all'amico Rico e all'amichetta Silvia, compie rapine e massacra le mondane preferite dal padre. Il commissario Muzi, funzionario romano incaricato delle indagini, sin dal primo delitto del terzetto, fiuta la presenza dell'Ardenghi e lo tallona da vicino, diffidato dai superiori che sospettano trattarsi di un astio personale privo di fondamento. Ciò nonostante, il Muzi ottiene la collaborazione della propria amante e poliziotta, Germana. Dopo numerosi appostamenti risultati inutili, Germana coglie il terzetto proprio mentre aggredisce il commendatore Ardenghi nella propria isolata villa. Silvia viene uccisa per errore dal complice. Germana soccomberebbe se non sopravvenisse in tempo il Muzi che uccide Rico e insegue Tony. Questi, finito impetuosamente in un corteo di dimostranti, viene dagli stessi linciato.

Paola Senatore in una violenta scena del film
Critica:
In questa nostra vecchia Roma che, stando almeno alla sostanza comune a tutti i film del genere, va sempre più rassomigliando alla più ruggente Chicago dei “twenties”, una banda di criminali bene […] ammazza, ruba e stupra a più non posso. Un commissario perspicace e zelante avrebbe da tempo posto fine a tale incresciosa situazione se no lo avessero tenuto a freno la corruzione delle istituzioni – elemento ormai inevitabile per dare un tocco di impegno sociale al prodotto più reazionario – simboleggiate soprattutto dalle previsioni esercitate dal ricco padre di uno dei banditi sui superiori del medesimo efficiente funzionario. Ma la giustizia prima o poi trova sempre modo di trionfare e così il commissario, coll’aiuto della sua amica, anch’essa poliziotta, fa strage della banda, decisamente incurante, ma alla fine del film è d’uopo, delle eventuali rappresaglie del capitale. Forza dei giusti. Pep (Massimo Pepoli) - Il Messaggero - 08/08/1976


Squadra antiscippo                                                                   1976

Regia: Bruno Corbucci
Musica: Guido e Maurizio De Angelis
Cast: Tomas Milian, Jack Palance,
Maria Rosaria Omaggio, Toni Ucci, Raf Luca

Trama:
Il maresciallo Nicola Giraldi, della polizia romana, è un accanito avversario degli scippatori, pur essendo convinto che soltanto eliminando i ricettatori si potrebbe porre fine ai furti con destrezza. La sua preda più ambita, ma che gli sfugge sempre, è Achille Pettinari, detto."il Baronetto", al quale è intanto accaduto di fare, con due complici, il "colpo" più grosso della sua carriera, ma anche il più pericoloso: ha scippato a un americano, tale Norman Shelley, una valigetta con cinque milioni di dollari frutto di un sequestro di persona. Mentre costui, dopo aver fatto uccidere i complici di Achille, scatena i suoi uomini alla ricerca del "Baronetto", questi ha la "fortuna" di incappare finalmente in Giraldi, al quale confessa ogni cosa Ottenuta la sua collaborazione, il maresciallo tende all'americano una trappola destinata, però, a funzionare solo in parte. Poiché, infatti, sotto il nome di Shelley si cela un alto funzionario dell'ambasciata americana, Giraldi dovrà accontentarsi della sua espulsione dall'Italia.
Critica:
Il film, abbastanza denso di momenti avventurosi, si impone, nel suo genere, all’attenzione della platea grazie soprattutto ad una buona impostazione ritmica impressa da Bruno Corbucci alla narrazione. Una appropriata ambientazione ed una efficace caratterizzazione dei personaggi completano la bontà del lavoro, inficiato però da un dialogo troppo denso di trivialità non sempre giustificate. Degli attori un po’ artificioso, anche se bravo, Tomas Milian, corretto nel suo ruolo Jack Palance, convincente la graziosa Maria Rosaria Omaggio e a posto tutti gli altri. (Il Messaggero - 17/03/1976)

Maria Rosaria Omaggio

La orca                                                                                       1976
Regia: Eriprando Visconti
Musica: Federico Monti Arduini
Cast: Michele Placido, Vittorio Mezzogiorno,
Gabriele Ferzetti, Miguel Bosé,
Carmen Scarpitta, Flavio Bucci, Rena Niehaus
Trama:
Una banda di sprovveduti sequestratori cattura una ricca studentessa. I delinquenti sono Gino, giocatore di biliardo a duecentomila per partita; Paolo, meccanico e contrabbandiere di sigarette nonché amante della moglie di Gino; Michele, pescatore calabrese immigrato da poche settimane nel nord. La ragazza, Alice è custodita in un casolare, guardata a vista da Michele, stordita con sedativi, ha nella borsetta una copia del romanzo "Horcynus Orca" di Stefano d'Arrigo. Lasciato solo e a stretto contatto, Michele aiuta Alice nelle necessità fisiologiche, le fa il bagno, la piega alla propria sensualità rozza e romantica. Alice sfrutta la situazione e schiavizza il giovanotto mentre il riscatto tarda ad arrivare. Arriva invece la polizia che, arrestati Paolo e Gino, circonda il casolare. Terrorizzato, Michele consegna la pistola alla ragazza che lo uccide senza necessità, coprendolo di insulti. Michele spira esalando parole d'amore, un poliziotto si assume la responsabilità e l'onore dello sparo, Alice torna serena in famiglia.

Carmen Scarpitta in una scena del film
Critica:
Sulla base di un plot abbastanza classico del cinema poliziesco, però, il buon Eriprando Visconti confeziona un film un po’ statico e lento, con poche e brevi scene di azione ma egualmente molto appetibile, se non altro per il fatto di essere senza dubbio la pellicola più osèe di tutto il genere. Il finale a sorpresa prepara il sequel (Oedipus Orca) in cui viene abbandonato il flebile trait d’union con il cinema poliziesco.

Oedipus orca                                                                              1976

Regia: Eriprando Visconti
Musica: James Dashow
Cast: Michele Placido, Gabriele Ferzetti,

Miguel Bosé, Carmen Scarpitta, Rena Niehaus
Trama:
Sequestrata da una banda di calabresi e tenuta prigioniera in un cascinale sotto la custodia del giovane Michele Turrisi, la diciottenne Alice, figlia di ricchi borghesi di Pavia, ha sedotto il suo carceriere, che s'era innamorato di lei, poi, nel momento in cui la polizia irrompeva nel cascinale, l'ha ucciso: la responsabilità dell'omicidio se l'è assunta un commissario comprensivo. Scossa dalla terribile esperienza, la ragazza, tornata a casa dai suoi, non ritrova la serenità di cui ha bisogno: non riesce a dargliela la madre, né il fidanzato e tantomeno il padre, verso il quale Alice è così risentita per il suo rifiuto di pagare il riscatto chiesto dai rapitori, da domandarsi se debba davvero a lui il fatto d'essere al mondo. Sempre più convinta che egli non sia suo padre, ne ha quasi la certezza quando, frugando nella soffitta della villa di campagna in cui si è trasferita, scopre che sua madre, durante una separazione di mesi dal marito, ebbe un amante, lo scrittore e fotografo Lucio Garbi. Le manca, però, la prova definitiva: Alice la cerca, durante una visita dello scrittore alla villa, offrendosi a lui. L'uomo rifiuta e torna a Torino. La ragazza lo insegue e, finalmente, Lucio cede. Al risveglio, non se la trova più accanto: le corre dietro, ma un lastrone di vetro, sfuggito dalle mani di alcuni operai, gli cade addosso e lo uccide. Un polizziesco più erotico che thriller.


Roma a mano armata                                                               1976

Regia: Umberto Lenzi
Musica: Franco Micalizzi
Cast: Maurizio Merli, Tomas Milian, Arthur Kennedy,

Maria Rosaria Omaggio, Giampiero Albertini, Ivan Rassimov
Trama:
Capo della romana "squadra omicidi", il commissario Tanzi è convinto che per combattere la criminalità la polizia non possa lasciarsi imbrigliare dai codici, né approva la comprensione di cui la fidanzata, psicologa presso il tribunale dei minorenni, dà prova nei confronti dei giovani delinquenti. Rigoroso assertore del rispetto della legge è invece il questore, cui perciò non garbano gli spicciativi metodi del commissario: dopo il brutale pestaggio di un indiziato, il gobbo Vincenzo Moretto, Tanzi viene trasferito dalla "squadra omicidi" a un incarico amministrativo. Ma il commissario non è tipo da starsene dietro a una sedia, per cui, noncurante degli ordini, affronta e cattura uno spacciatore di droga, sgomina una banda di rapinatori, smaschera il capo di un'"anonima sequestri" e ha finalmente ragione, in un conflitto a fuoco, del temibile "gobbo".

Critica:
Ancora di scena la criminalità a Roma in questo film diretto da Umberto Lenzi che, ad onor del vero, a differenza di altre pellicole sullo stesso argomento, si distingue sia per contenuto narrativo sia per un notevole grado di spettacolarità che incide positivamente sull’azione espressa peraltro in termini concisi e con notevole vivacità. […] Pur non condividendo l’impostazione ideologica del racconto che presuppone un certo disprezzo per i criteri legali nella lotta alla criminalità, per il resto va riconosciuta la buona fattura del film, denso di spunti avvincenti e non privo di momenti in cui la suspense è espressa con concretezza. Attenta e vigorosa, quindi la regia del Lenzi alla quale hanno corrisposto con impegno gli attori tra cui […] Tomas Milian, ottimamente impostato e il disinvolto Gaetano Russo.
(Il Messaggero - 28/02/1976)


Genova a mano armata                                                            1976

Regia: Mario Lanfranchi
Musica: Franco Micalizzi
Cast: Adolfo Celi, Luisa Alcini (Fiona Florence),
Renato Rossini (Howard Roos), Maud Adams

Trama:
Ex agente del Fbi, radiato dall'Interpol e dalla Cia, un uomo ha aperto un'agenzia investigativa a Genova ove è noto come l'Americano, nonostante la sua origine siciliana. Telefonicamente un certo dr. Mayer lo incarica di indagare sul sequestro e assassinio dell'armatore Mayer, nonché del recupero di un miliardo di lire versato per la non avvenuta liberazione del defunto. L'Americano deve superare una duplice barriera: quella costituita dal commissario Lo Bianco che ne teme i metodi illegali, e quella di una banda, facente capo in apparenza al Francese, che attenta più volte alla sua vita. L'Americano, dopo molteplici peripezie, recupera l'amicizia del Lo Bianco dimostrandogli di essere tuttora un pezzo grosso della Narcotici. Quindi, facendosi ricoverare in una clinica che fa da paravento al traffico di droga, individua nella dottoressa Mayer, padrona della stessa, la cinica assassina del padre armatore e la direttrice di un vasto giro di droga; e la uccide.

Italia a mano armata                                                                1976

Regia: Marino Girolami
Musica: Franco Micalizzi
Cast: Maurizio Merli,
Raymond Pellegrin, John Saxon,
Toni Ucci, Mirella D'angelo
Trama:
Dopo aver arrestato gli autori di due rapine, il commissario Betti si trasferisce da Torino a Milano, sulle tracce di una banda, composta dal pregiudicato Salvatore Mancuso e da altri tre delinquenti, che nel capoluogo piemontese ha sequestrato un pulmino scolastico con su una mezza dozzina di bambini. Con l'aiuto del suo amico commissario Arpino, Betti scopre il rifugio dei quattro criminali e dei loro ostaggi, ma è costretto, ottenuta la liberazione dei bambini, a lasciar fuggire Mancuso e i suoi complici. Qualche tempo dopo, Mancuso - grazie a un'imprudenza del quale la polizia era potuta risalire fino a lui - è rinvenuto carbonizzato nella propria macchina; dei suoi complici, due vengono catturati da Betti; il terzo, per sfuggire alla cattura, si schianta con l'auto contro un albero. Convinto, pur non avendone le prove, che ad organizzare il sequestro dei bambini sia stato il "boss" della mala Jean Albertelli, Betti gli si mette alle costole, finché - dopo qualche insuccesso e un breve soggiorno in carcere con l'accusa di omicidio (il commissario è caduto in un tranello tesogli dal "boss") - egli avrà la soddisfazione di vedere la sua preda morta, sia pure per mano di un altro criminale.
Critica:
L’obiettivo del poliziesco all’italiana si allarga. Esaurita ormai la serie dedicata alle grandi città il campo d’azione abbraccia questa volta mezza Italia spostandosi rapidamente fra le grandi metropoli del nord con relativi hinterland. Protagonista il solito aitante, spregiudicato commissario cui presta le sue sembianze il non meno solito Maurizio Merli, al quale diede gloria il Garibaldi televisivo. Sceso da cavallo Merli si è specializzato nel ruolo del poliziotto americaneggiante sia pure in una cornice tipicamente nostrana. Violenza e ritmo concitato sono gli accorgimenti ai quali ricorre il regista Franco Martinelli per nascondere le incongruenze della incredibile vicenda.  Leo - Il Messaggero - 03/12/1976


La polizia ordina: sparate a vista                                            1976
Regia: Jerry Mason
Musica: Marcello Gigante
Cast: Gordon Mitchell, Beba Loncar, Tony Tiger

Trama:
Davis è il capo di una banda che opera a Istanbul e che, in questo momento, ha deciso di impadronirsi di due preziose statuette di Buddha, la prime posseduta dal collezionista privato Barnes, la seconda esposta al Museo Archeologico. Per meglio riuscire nel suo intento il brigante si assicura le prestazioni del giornalista Larry Foster, capace di ipnotizzare le persone, che fa irretire dalla propria donna, Jane. D'altra parte, Larry è spalleggiato dalla fotoreporter Sonia e più tardi quando tentennerà, verrà ricattato mediante la cattura di sua sorella Susy. Riuscito il primo colpo ai danni di Barnes, che viene anche ucciso nel corso del furto al Museo, interviene la polizia che ha seguito da vicino le manovre per mezzo di Fred un agente. Nel combattimento muoiono Davis, Jane e tutti gli altri banditi. I Buddha finiscono nelle mani di Sonia che ha tradito e che pure viene uccisa. Larry e Susy sopravvivono a mani vuote.


L'ultima volta (Gli Scippatori)                                                1976
Regia: Aldo Lado
Musica: Bixio-Frizzi-Tempera
Cast: Massimo Ranieri, Eleonora Giorgi,
Joe Dallesandro, Marisa Mell, Pino Colizzi


Trama:
Il giovane Sandro Esposito, barista disoccupato, si lascia convincere dal coetaneo Pericle, ex corridore motociclista, a diventare uno scippatore. Insieme, i due falliscono i primi colpi: poi, grazie alle involontarie informazioni di un'amichetta di Pericle, riescono a strappare trecento milioni a un falso monsignore specializzato nell'esportare capitali in Svizzera. Dopo qualche giorno di volontaria segregazione, i due amici vanno a Cervia: Sandro per incontrarsi con una ragazza, Pericle per una gara. Ma il falso monsignore li ha intanto rintracciati: al termine della corsa, de lui vinta, Pericle viene ammazzato e i soldi (li aveva indosso) tornano al derubato. Sandro, però, riuscirà a vendicare l'amico e a riprendersi il malloppo.

Manifesto originale del film "Gli Scippatori" edito anche con il titolo "L'ultima volta"
Critica:
Dal racconto Una leggera euforia di S. Calanchi e L. Collo. Intelligente miscuglio di azione e psicologia con due interpreti efficaci. Funziona specialmente nella 1a parte. Rieditato un anno dopo come “Gli scippatori”.


L'unica legge in cui credo                                                         1976
Regia: Claudio Giorgi (Claudio Giorgiutti)
Musica: I Meno Uno
Cast: Claudio Giorgi, Jeff Blinn, Laura Camilleri, Rosalba Grottesi, Nello Pazzafini, Katiuscia

Trama:
Presso un campo di polo, addentrandosi tra i cespugli per recuperare una palla, Valerio trova il cadavere della ventenne Giuliana Villani, morta per un eccesso di droga. La ragazza aveva due fratelli: Gianni, sposato a Wanda, in apparenza uomo posato, ricco e dedito a far rendere il patrimonio di famiglia; Walter, pittore dalla vita disordinata. Mentre la polizia brancola nel buio, è lo stesso Walter, attaccatissimo a Giuliana, a indagare sui mistero della sua tragica morte. Seguendo la fila degli amici della sorella - il playboy Valerio, Zael, Olga e Orlando - l'ex mercenario nel Congo Walter scopre le fila di un'organizzazione per lo spaccio della droga, viene minacciato e attentato più volte, si trova tra i piedi una serie di cadaveri.Quando crede di avere individuato nella cognata Wanda la colpevole, viene costretto ad affrontare una intera banda di killer: e la stessa signora Villani lo salva in extremis uccidendo Gianni, capo dell'organizzazione, proprio marito, fratello di Giuliana e di Walter.

Il colpaccio                                                                                 1976


Regia: Bruno Paolinelli
Musica: Charlie Mells
Cast: Carole André, Gabriele Tinti,

William Berger, Al Cliver, Fausto Tozzi
Tony Dimitri, Mariangela Giordano 
Trama:
Nel 1971, presso l'aerostazione di Amsterdam, alcuni banditi riescono a impadronirsi di un prezioso carico di diamanti. Uno di essi, Mark Lemmon, viene arrestato e condannato all'ergastolo, non prima però che sia riuscito a nascondere il malloppo in una fogna della città. Cinque anni dopo, l'assicuratore signor Mackenzie fingendosi un boss, commissiona la liberazione di Lemmon, minuziosamente predisposta, a Michael, Sandro e Alfred, tre brigantelli tra i quali inserisce astutamente la figlia Nicky. Compiuta l'evasione, mentre gli interessati si scontrano per dividersi i diamanti, Nicky li recupera e li consegna al padre; però innamoratasi di Michael, lo avvisa che si sta trasferendo in una villa del lago di Como.
Questi fugge sul posto proprio mentre il trionfante Mackenzie sta spiegando quanto è accaduto ai soci; e giunge pure il sopravvissuto e libero Lemmon che ancora una volta conquista il bottino e si invola.

I padroni della città                                                                   1976

Regia: Fernando Di Leo
Musica: Luis Enríquez Bacalov
Cast: Jack Palance, Edmund Purdom
Vittorio Caprioli, Peter Berling
Trama:
Due balordi, Tony e Ric, si uniscono pe sconfiggere lo 'Sfregiato', il boss più potente della zona. Per farlo, gli giocano un brutto scherzo, costringerndolo ad entrare in guerra aperta contro Luigi, un altro capobanda. Il duello viene vinto dallo "Sfregiato", ma il saggio Napoli, attempato e simpatico malavitoso con sane regole morali, li aiuta e mettendoli in guardia cosicché i giovanotti decidono che forse, per non avere grane, sarebbe meglio emigrare...
Critica:
Con questo film Fernando Di Leo contamina i suoi noir con la commedia. Inoltre racconta la piccola delinquenza. Il regista ha dichiarato: "Invece della grande delinquenza in quel film trattai la piccola delinquenza, con un pizzico esistenziale di assoluzione, di simpatia: spesso in quel milieu tragedia e farsa si mescolano"


Liberi armati pericolosi                                                            1976

Regia: Romolo Guerrieri
Musica: Gianfranco Plenizio, Enrico Pieranunzi
Cast: Tomas Milian, Diego Abatantuono,

Eleonora Giorgi, Venantino Venantini
Trama:
Il 'biondo', Giò e Luis, tre ragazzi della media borghesia milanese, rapinano un benzinaio lasciando sul terreno quattro cadaveri, di cui due poliziotti (gli agenti si trovavano sul posto avvisati da Lea la ragazza di Luis). Tocca poi a una banca: due i morti. Infine, è la volta di un supermercato, cui danno l'assalto con un gruppo di amici di cui poi, compiuto il colpo, si liberano uccidendoli. Mentre la polizia blocca le uscite da Milano, il 'biondo' - che ha costretto Lea ad unirsi a loro - cerca di procurarsi passaporti falsi ma la mala glieli rifiuta. La polizia riesce finalmente ad agganciare i tre criminali, ma un incidente interrompe l'inseguimento. Abbandonata una delle tante auto rubate, il 'biondo' e gli altri superano, attraversando i campi, i posti di blocco finché incappano, affamati, in due campeggiatori che tentano di derubare. Uno di essi reagisce tentando di strangolare Giò ma il 'biondo' spara e lo ammazza. L'altro campeggiatore fa poi la stessa fine. Intanto, la polizia ha sguinzagliato i cani. Rimasto indietro, Giò muore azzannato mentre il 'biondo' scappa in auto con Luis (Lea, grazie al fidanzato è rimasta a terra). Appostata sull'autostrada, la polizia è sicura di prenderli ma Luis benché il 'biondo' gli abbia puntato una pistola alla tempia, sterza bruscamente.
Critica:
Un'altra escursione, un po' sensazionalistica ma oggettiva, nella cronaca criminale dei nostri giorni [...] Ispirandosi a un racconto di Scerbanenco, Romolo Guerrieri ci compone uno di quei gialli 'freddi' che ci inducono a meditare sui nostri guai del presente e a farcene intuire arduo e lontano il superamento. M.G., 'Il Resto del Carlino', 28 luglio 1976

 
Roma l'altra faccia della violenza 1976
Regia: Marino Girolami
Musica: Franco Bixio, Fabio Frizzi, Vince Tempera
Cast: Marcel Bozzuffi, Anthony Steffen, Franco Citti, Valerio Merola, Roberta Paladini

Trama:
Durante una rapina in una casa borghese, quattro incappucciati sparano uccidendo Carol Alessi, ragazza di 18 anni. L'ingegner Alessi, colpito profondamente dalla morte della figlia, non riesce a riconciliarsi con l'altro figlio Giorgio, ma si allea con il commissario Carli. Una ulteriore rapina ad un furgone per il trasporto valori fa altre vittime. La polizia decide di stringere d'assedio le borgate di Roma. Ma i colpevoli sono annidati nella 'parte bene' della città. Co-produzione italo-francese, unisce in sè la violenza sfrenata tipica dei polizieschi italiani, e la sottigliezza narrativa d'oltralpe.

Uomini si nasce poliziotti si muore                                          1976
Regia: Ruggero Deodato
Musica: Ubaldo Continiello
Cast: Ray Lovelock, Marc Porel,
Adolfo Celi, Silvia Dionisio, Renato Salvatori,
Franco Citti, Marino Mase'

Trama:
Una donna viene scippata e uccisa brutalmente da due rapinatori a bordo di un motore. Alfredo (Ray Lovelock) e Antonio (Marc Porel), due poliziotti che lavorano per un corpo speciale che ha totale carta bianca per combattere il crimine, inseguono i malviventi con la loro moto e, dopo un lungo e rocambolesco inseguimento per le vie di Roma, li raggiungono. Un rapinatore muore con la frizione della moto infilzata nella pancia. L'altro è ancora vivo ma gravemente ferito. Alberto gli si avvicina e gli spezza l'osso del collo. Successivamente un collega dei due poliziotti viene ucciso durante un'imboscata. Antonio e Alfredo inseguono il killer e lo uccidono, quindi danno fuoco alle macchine parcheggiate davanti una bisca clandestina di proprietà di Roberto Pasquini (Renato Salvatori). Nell'incendio periscono anche due malviventi. In realtà Pasquini è in contatto con un poliziotto corrotto, che gli passa tutte le informazioni necessarie sulle retate ed altre operazioni della squadra speciale.
Tre malviventi, capitanati da Luciano detto "Er Cane", entrano in una villa e prendono in ostaggio un'anziana signora. Antonio e Alfredo intervengono prontamente. Fanno arrivare sul luogo un elicottero della polizia per confondere i malviventi, quindi penetrano nella villa e li uccidono tutti, liberando l'ostaggio. Intanto Roberto Pasquini punisce selvaggiamente un tossicodipendente che aveva parlato troppo: gli fa estirpare infatti un occhio.
Antonio e Alfredo si recano nella bisca clandestina di Fregene e torturano due uomini di Pasquini, quindi si allenano al tiro al bersaglio ma vengono tratti in un'imboscata. I due la risolvono a modo loro. Si recano quindi dal tossicodipendente torturato da Pasquini e lo convincono ad aiutarli per mettere in trappola il biscazziere. I due si recano su una barca, luogo dell'appuntamento dato a Pasquini. Il malvivente però li ha anticipati e ha innescato una bomba. Quando Antonio e Alfredo sembrano spacciati spunta fuori il loro capo, che stermina tutta la banda di Pasquini. Antonio e Alfredo fanno esplodere la barca e si allontanano verso nuove avventure.

Una Magnum Special per Tony Saitta                                    1976
Regia: Alberto De Martino (Martin Herbert)
Musica: Armando Trovajoli

Cast: Martin Landau, Stuart Whitman, Tisa Farrow, Gayle Hunnicutt
Trama:
Il capitano Tony Saitta, della polizia di Montreal, scopre che la Sorella Louise, morta improvvisamente durante un party, è stata avvelenata. Sospetto assassino, per certi suoi ambigui rapporti con la vittima, è il dottor Traser, che perciò viene arrestato. Qualche tempo dopo, accade un nuovo delitto: l'ucciso è un travestito nella cui borsa la polizia rinviene una foto di Louise, il cui collo è cinto da una preziosa collana sottratta mesi prima a una donna di Toronto, la signora Wilkinson, brutalmente assassinata. Mentre Saitta, convinto che vi sia un sicuro legame fra l'uccisione della sorella e gli altri due delitti, deve riconoscere l'inno-cenza di Traser, un nuovo omicidio (anch'esso collegato coi precedenti, ma del quale stavolta si conosce apparentemente il colpevole), fa ritenere risolto il caso. Ma Saitta sa che non è vero, e i fatti gli daranno ragione, anche se lo porteranno all'amara scoperta che ad uccidere la signora Wilkinson era stata Louise, d'accordo col fidanzato. Costui, in seguito, rivelatesi impossibile vendere la collana rubata, s'era preoccupato, nel timore di venir scoperto, di far sparire ogni possibile traccia del loro delitto.
Critica:

Pur rispettando i canoni fissi del giallaccio all’americana “Una Magnum Special per Tony Saitta” non riesce ad accontentare neanche i meno esigenti tra gli amanti del genere: colpa soprattutto di Saitta che è troppo bolso per essere credibile nelle soventi acrobazie e scazzottate e troppo poco “duro” per allinearsi, con onore, agli altri poliziotti che da un po’ di tempo il cinema non fa che propinarci. (Massimo Pepoli- Il Messaggero-11/03/1976)

Napoli violenta                                                                          1976
Regia: Vincenzo Mannino
Musica: Franco Micalizzi
Cast: Maurizio Merli, John Saxon,  Silvano Tranquilli, Barry Sullivan, Elio Zamuto

Trama:
Destinato a Napoli ove la malavita, agli ordini del non incriminabile O'Generale, imperversa, il commissario Betti agisce anticonformisticamente e, appoggiato dagli agenti di una squadra speciale. Nonostante il vigliacco silenzio del dott. Gervasi, fa luce sul caso delle sevizie subite dalla moglie dello stesso. Irrompendo nella casa del ricettatore O'Polipo, ne smaschera gli inganni e arresta un ladruncolo. Contro il racket che protegge i mercanti, mette in atto una trappola riaprendo un garage bruciato e mettendovi come gestore l'agente De Cesare che, però, verrà in seguito giustiziato. Preso in giro dal vigilato speciale Casagrande, in un colpo successivo ne previene le mosse e lo arresta. Betti, tuttavia, non riesce a incriminare O'Generale. Ma anche per lui si serve della solita imprevedibile tattica: arrivando di nascosto mentre il boss con un complice sta per giustiziare il disubbidiente sottocapo Capuano, uccide i due mafiosi e fa in modo che la responsabilità dei due cadaveri cada sul ferito delinquente.

Il film è il secondo della trilogia del commissario Betti, naturale seguito del film di Marino Girolami, Roma violenta, del 1975.

Milano violenta                                                                          1976
Regia: Mario Caiano
Musica: Pulsar LTD
Cast: Claudio Cassinelli, Silvia Dionisio,
Vittorio Mezzogiorno, John Steiner,
Biagio Pelligra, Salvatore Puntillo, Elio Zamuto
Trama:
Raul Montalbani detto "il Gatto" assalta con alcuni complici la cassa di uno stabilimento. Avvertita da un operaio, la polizia sorprende i banditi: due fuggono subito coi soldi, "il Gatto" si sottrae alla cattura più tardi, con la minaccia di uccidere alcuni ostaggi. Mentre la polizia si è dovuta limitare a individuarlo, Raul ritrova i due compari, che tentano di ammazzarlo. Ferito egli si rifugia, meditando vendetta, in casa di una giovane prostituta, che la polizia convince a collaborare. Scovato il nascondiglio dei suoi complici, noto anche agli agenti, Raul li sorprende e li uccide. Morirà, tuttavia, a sua volta, sotto i colpi di un commissario.
Critica:
La partenza sembrava quella di “Un pomeriggio di un giorno da cani” […]. Ma Mario Caiano, il regista, non se l’è sentita di affidare la presa del suo film alla psicologia dei personaggi e ha preferito andare sul sicuro. […] Tutto scontato, tutto già visto secondo le regole di un genere che dovrebbe essere ormai in agonia, anche se continuamente alimentato dalla cronaca nera alla quale Caiano abbondantemente (e fantasiosamente) attinge. Puntando tutto sull’azione il film riesce almeno ad essere meno reazionario di altri consimili. Ed è già un merito […].
Leo - Il Messaggero - 06/03/1976


Mark colpisce ancora                                                               1976
Regia: Stelvio Massi
Musica: Stelvio Cipriani
Cast: Franco Gasparri, John Saxon, John Steiner,
Giampiero Albertini, Andrea Aureli, Malisa Longo

Trama:
Mark Patti, della polizia romana, dai poco fiduciosi superiori, viene usato come agente antiscippo in Trastevere ove staziona pigramente travestito da beat. Il suo comportamento induce due terroristi - Paul Henkel e Olga Kuber, ad assumerlo come collaboratore e a portarlo con loro a Vienna. Mentre si trova nella capitale austriaca, Mark offre inutilmente delle informazioni preziose all'Interpol e alla polizia locale: gli attentati non vengono impediti e l'agente italiano si salva: per un puro caso. Il Patti allora capisce che non solo l'ormai defunto Altman ma anche altre autorità sono implicate nei terrorismo per interesse machiavellico; e, ottenuta fiducia da un funzionario romano, continua audacemente nel doppio gioco. Prende parte al dirottamento di un treno per ottenere la liberazione di Olga. Con la stessa e Paul torna a Vienna, ove mette le mani su un grosso finanziatore del terrorismo internazionale. Non riesce a individuare i veri capi; ma si accinge a tornare a Roma con qualche idea precisa sul terribile fenomeno.
Critica:

 Se il sottofondo di Mark colpisce ancora, terzo capitolo della serie interpretata dal “divo” dei fotoromanzi Franco Gasparri, è meno indisponente rispetto al consueto cliché del “poliziesco all’italiana”, ciò non riscatta il film dalla sciatteria e dal dilettantismo profusi dal regista Stelvio Massi. Sparatorie e inseguimenti sono gli ingredienti di prammatica e non c’è pericolo che intervenga un briciolo d’inventiva a farci uscire dal noioso seminato. […] Quanto al protagonista, è di marmorea espressione. (Leonardo Autera - Corriere della Sera - 29/01/1977)

Il grande racket                                                                         1976

Regia: Enzo G. Castellari
Musica: Guido e Maurizio De Angelis
Cast: Fabio Testi, Renzo Palmer, Orso Maria Guerrini, Sal Borgese, Massimo Vanni,
Gianluigi Loffredo, Glauco Onorato, Vincent Gardenia

Trama:
Il maresciallo Nicola Palmieri della polizia romana è sulle piste di una banda di taglieggiatori: le sue indagini, però, sono ostacolate dalla paura delle vittime e dall'ostilità dei superiori che non approvano i suoi metodi. Deciso a proseguire per la sua strada, il maresciallo s'accorda con due malviventi di mezza tacca, zio Pepe e suo nipote Picchio che in cambio di una certa libertà d'azione gli forniscono informazioni sulla banda. Presente, grazie a Pepe sul luogo di una rapina messa a segno dai banditi, la polizia ingaggia con loro una furiosa sparatoria. In questa occasione è di valido aiuto a Palmieri un campione olimpionico di tiro al piattello, l'ingegnere Gianni Rossetti. Mentre, però, i delinquenti si vendicano sia del Rossetti, bruciandogli viva la moglie, sia di Pepe, facendogli uccidere il nipote, Palmieri viene costretto a lasciare la polizia. Questo, però, non basta a fermarlo: spalleggiato da Rossetti, da zio Pepe e da altre vittime della banda, il maresciallo affronta i delinquenti nella loro tana facendone piazza pulita.
Critica:
Film di chiaro stampo poliziesco, “Il grande racket” narra di un baldo commissario impegnato con tutte le sue forze a combattere una organizzazione di criminali che, con la scusa della “protezione”, taglieggia i negozianti mentre si propone colpi ben più consistenti nei confronti dei grossi centri produttivi. […] Questa la trama del film diretto da Enzo G. Castellari, indubbiamente un esperto nel genere, il quale, però, nel caso specifico si è lasciato prendere un po’ troppo la mano dalla componente in cui la violenza emerge in assoluto, trascurando di imprimere la dovuta sostanza al disegno psicologico dei personaggi e di conferire credibilità a taluni aspetti della nostra società, corollario all’avventurosa vicenda. Ciò non toglie che la narrazione scorra ben ritmata e non priva di ottimi momenti specie là dove l’azione diviene serrata, sino al finale realizzato in un esaltante crescendo. (Cer - Il Messaggero - 23/08/1976)


La legge violenta della squadra anticrimine                          1976
Regia: Stelvio Massi
Musica: Piero Pintucci
Cast: Lino Capolicchio, Lee J. Cobb, John Saxon, Antonella Lualdi,

Rosanna Fratello, Renzo Palmer, Giacomo Piperno, Thomas Hunter
Trama:
Dopo avere ucciso un carabiniere, durante una rapina a Bari, il giovane Antonio Blasi scappa con l'auto di un mafioso, fratello del "boss" Dante Ragusa. Mentre il commissario Jacovella, scovati i suoi due complici, indaga per stanare anche Antonio, alla ricerca di costui si gettano anche gli uomini di Ragusa: sull'auto rubata a Nino, infatti, si trovava un documento tale da rovinare il "boss" . Sfuggito a un agguato dei suoi sicari, e trovato rifugio, con la fidanzata, in un peschereccio, Antonio si mette in contatto deciso a costituirsi, con un giornalista che da tempo si batte contro i metodi di Jacovella, accusato di sparare con troppa facilità. La decisione del giovane, però, non gli salverà lo stesso la vita, anche se ad ammazzarlo sarà un sicario di Ragusa. Tuttavia, grazie al documento in suo possesso, Jacovella potrà finalmente stringere le manette ai polsi del "boss".
Critica:
Il film di Stelvio Massi, uno specialista dell’azione, pur non proponendo niente di nuovo, anzi ispirandosi ad antichi modelli, ha qualche merito, non limitato soltanto alla dinamica delle scene. Il regista e lo sceneggiatore tentano qua e là la strada dell’approfondimento psicologico, ma il colpo riesce a metà, dato che ogni pausa, nel genere poliziesco, segna una caduta di interesse.  C.R. - Il Giorno - 30/05/1976

Cadaveri eccellenti                                                                    1976

Regia: Francesco Rosi
Musica: Piero Piccioni
Cast: Lino Ventura, Max Von Sydow, Marcel Bozzuffi, Tino Carraro, Fernando Rey,
Tina Aumont, Anna Proclemer, Renato Salvatori, Charles Vanel, Florestano Vancini

Trama:
In una regione del sud, qualcuno uccide un magistrato, poi un altro e un altro ancora. Ad indagare sui tre delitti viene incaricato l'ispettore Rogas che, scartate le ipotesi di una vendetta mafiosa e dei crimini immotivati di un folle, ritiene che l'omicida sia un farmacista ingiustamente condannato, anni prima, per un presunto tentativo di avvelenamento, ed ora scomparso. Quando, però, il misterioso assassino comincia a uccidere i magistrati della capitale, il capo della polizia impone a Rogas di indirizzare le indagini verso i "gruppuscoli" di estrema sinistra, e non più agendo da solo ma agli ordini di un commissario della squadra politica. Ormai convinto, invece, che quei delitti facciano parte di un piano eversivo, Rogas continua per la sua strada, finchè raggiunge le prove del complotto. Ne informa, allora, il segretario del partito comunista, al quale ha dato appuntamento in un museo: ma un killer appostato sul luogo li uccide entrambi. La versione ufficiale, fornita dallo stesso capo della polizia, attribuisce l'uccisione del capo comunista allo stesso Rogas, che avrebbe dato da tempo segni di squilibrio mentale. I compagni del morto, pur conoscendo la verità, non ne approfittano, poichè giudicano prematura la conquista del potere.
Critica:
Tratto dal romanzo Il contesto di Leonardo Sciascia, Cadaveri eccellenti scatenò alla sua uscita moltissime polemiche, soprattutto per la battuta pronunciata nel finale da Florestano Vancini: La verità non è sempre rivoluzionaria. Apologo politico sulla strategia della tensione, il film è un giallo sospeso tra sogno e realtà, ricco di riferimenti pirandelliani (il gioco delle parti, il potere anonimo) e kafkiani (gli ambienti abnormi, gli spazi immensi che schiacciano i personaggi, trasferiti sullo schermo dal barocco siciliano). Nonostante la citazione di fatti realmente accaduti, il risultato del lavoro di Rosi, pur conservandone i ritmi, non produce il consueto film d'inchiesta ma una metafora sull'essenza metafisica del potere.


I ragazzi della Roma violenta                                                  1976
Regia: Renato Savino
Musica: Enrico Simonetti
Cast: Cristina Businari, Paola Corazzi, Sarah Crispi, Mario Cutini, Emilio Locurcio
Francesco Pan, Vittorio Scorlon, Enrico Tricarico

Trama:
Il film narra le imprese parallele di un "pariolino", Marco Grifoni, capo di un gruppo di giovani nazisti, e di un delinquente comune, suo amico e ammiratore, capo di una banda di stupratori e ladruncoli. Vediamo, dunque, Marco che punisce un suo affiliato, colpevole di amoreggiare con la figlia di un comunista, costringendo la ragazza, che poi si ucciderà, a concedersi a un altro membro del gruppo; Marco che punisce un professore anarchico facendolo torturare ai genitali; Marco che tenta di rapinare un barista ebreo; Marco che violenta e uccide una ragazza, dopo averla attirata in una villa del Circeo; Marco, infine, che trova la morte precipitando con l'auto in mare. Quanto all'altro criminale e alla sua banda, le loro imprese culminano in uno stupro collettivo, compiuto in un prato di Cinecittà.

Il trucido e lo sbirro                                                                  1976
Regia: Umberto Lenzi
Musica: Bruno Canfora
Cast: Claudio Cassinelli, Tomas Milian,
Henry Silva, Biagio Pelligra, Giuseppe Castellano,

Trama:
L’anonima sequestri ha in ostaggio una bambina malata. La sua famiglia è disposta a pagare il riscatto pur di riaverla in tempo per farle una dialisi. Si mette sulle tracce della banda di sequestratori il commissario Sarti e per svolgere più velocemente le indagini, il commissario si fa aiutare dal delinquente Monnezza, e da un gruppo di rapinatori interessati come la coppia a raggiungere il presunto colpevole, un certo Brescianelli. Il capo dell’organizzazione però, si è fatto fare una plastica facciale in Svizzera per non essere riconosciuto, quindi per rintracciarlo il gruppo di semidelinquenti è costretto a risalire a lui attraverso spacciatori, donne criminali e infami della malavita romana. In una sparatoria finale, il commissario Sarti riuscirà a salvare la bambina ed il Monnezza a scappare dal controllo del commissario (che per farsi aiutare lo aveva fatto evadere dal carcere).
Critica:
Primo episodio con protagonista il personaggio del Monnezza interpretato da Tomas Milian. Un caposaldo del genere poliziesco, con scivolate nel comico romanesco. Film dai forti dettagli criminali a cominciare dai volti e dai soprannomi dei protagonisti (il Cinico, il Calabrese, il Cravatta). Rapine, violenze, sequestri, omicidi politici e soprattutto la polizia che collabora con la malavita. A sollevare di poco il livello ci pensa Tomas Milian con qualche battuta scontata ma che ottiene il suo effetto. Henry Silva (inespressivo) fa il solito super-cattivo, mentre Claudio Cassinelli meriterebbe qualcosa di meglio.

Roma drogata: la polizia non può intervenire                       1976
Regia: Lucio Marcaccini
Musica: Albert Verrecchia
Cast: Marcel Bozzuffi, Maurizio Arena,
Leopoldo Trieste, Guido Alberti, Umberto Raho

Trama:
Massimo Monaldi, liceale contestatore, amico e protettore di drogati, diviene inconsapevolmente, nelle mani del commissario De Stefani, una preziosa pedina del gioco che il poliziotto conduce contro il siciliano Buscemi uno dei "boss" che, a Roma, controllano il traffico degli stupefacenti. Quando, vittima della droga che proprio Massimo gli ha procurato, uno dei suoi amici si uccide De Stefani si convince d'aver vinto la partita, ma si sbaglia: mentre alte personalità, sia religiose che politiche, intervengono per sbarrargli la strada (il giovane suicida era un aristocratico, per cui si vuole evitare lo scandalo), le spietate leggi dei trafficanti di droga colpiscono sia Buscemi che Massimo, lasciando il commissario a mani vuote.

I violenti di Roma bene                                                             1976
Regia: Massimo Felisatti, Sergio Grieco
Musica: Lallo Gori
Cast: Antonio Sabato, Gloria Piedimonte,
Cesare Barro, Gianluca Farnese, Giuliana Melis 

Trama:
A Roma l'opinione pubblica è sconvolta dal susseguirsi di una serie di delitti feroci: una ragazza viene rapita davanti alla scuola e uccisa mentre muoiono nel rogo della propria auto dei volonterosi che hanno inseguito i rapitori; presso le Capannelle il trasportatore degli incassi subisce un sanguinoso scippo. Il commissario De Gregori e il suo fido compagno, il maresciallo Turrini, hanno cento ragioni per sospettare Stefano Donini, figlio di un grosso costruttore e capo di una banda di ragazzi-bene, comprendente Marco e Bruno. Quando il De Gregori, basandosi su indizi insufficienti, arresta il giovanotto suo padre ha buon gioco a farlo liberare. Anche l'uccisione del giovane pretore Gualandi, reo di avere messo sotto sequestro il villaggio Donini, in costruzione contro le disposizioni di legge vigenti, non muove il giudice inquirente. Ma il De Gregori ottiene finalmente il suo scopo quando Stefano, compiendo una rapina nell'azienda dove il padre di Marco è custode, uccide questi e ferisce gravemente il figlio.

Poliziotti violenti                                                                       1976
Regia: Michele Massimo Tarantini
Musica: Guido e Maurizio De Angelis
Cast: Antonio Sabato, Henry Silva,
Silvia Dionisio, Ettore Manni

Trama:
Promosso e trasferito a Roma per impedirgli di indagare su alcuni casi di corruzione nell'esercito il maggiore dei paracadutisti Paolo Altieri sventa il sequestro di un bambino, ma subisce un violento pestaggio da parte dei banditi. In quell'occasione egli s'accorge che i malviventi si sono serviti di un mitra in dotazione sperimentale dei paracadutisti. Divenuto amico e collaboratore di un commissario di polizia, Tosi, col quale partecipa ad alcune azioni contro la malavita Altieri - che il suo diretto superiore ha intanto costretto a dimettersi dall'Arma, per aver picchiato un ufficiale - scopre finalmente (dopo essere scampato a numerosi attentati, durante uno dei quali, però, perisce la sua fidanzata), il responsabile del losco "affare dei mitra": un insospettabile industriale, l'avvocato Vieri, che si è comperato la complicità di alti ufficiali coinvolti in un folle piano eversivo per rovesciare la democrazia. Affrontato Vieri, l'ex maggiore lo uccide, ma muore a sua volta colpito, per un equivoco, proprio da Tosi.
Critica:
Anche se cerca l’alibi dei “pesci grossi” che organizzano traffici illeciti d’armi, il film è manifestamente reazionario e strizza l’occhio al poliziotto “giustiziere” che disprezza la politica. Insomma, un’altra pellicola reazionaria del filone dei giustizieri all’italiana, con la presunzione di sventare le trame nere a colpi di calibro 9 e di inseguimenti.
(Alessandro Ferraù)-Paese Sera 11/06/1976

Squadra antifurto                                                                     1976
Regia: Bruno Corbucci
Musica: Marcello Masciocchi
Cast: Tomas Milian, Lilli Carati, Robert Webber, Massimo Vanni, Giuseppe Pambieri,
Giuliana Calandra, Toni Ucci, Guy Bombolo

Trama:
Il maresciallo Nico Giraldi, diventato poliziotto dopo essere stato, da ragazzo, uno scippatore, ha abbandonato la caccia ai suoi ... ex-colleghi, cui s'era dedicato in un primo tempo, per occuparsi adesso, dei furti d'auto e dei topi d'appartamento. Conciato come un hippy abilissimo motociclista, sorprende spesso sul fatto ladruncoli e ricettatori, dai quali, tutto sommato, non ha molto da temere. Assai più rischioso si fa, il suo lavoro, quando la misteriosa morte di due ladri di mezza tacca lo conduce sulle tracce di un ricattatore americano disposto e tutto pur di rientrare in possesso di un prezioso taccuino che gli è stato rubato. Inseguitolo fino in America, grazie a una compiacente hostess, Giraldi smaschera il pericoloso malvivente assicurandolo alla giustizia.
Il film riprende il personaggio, quanto mai improbabile, del poliziotto-hippy, gia protagonista del precedente 'Squadra antiscippo'; figura burlesca, ma non troppo, nata forse in contrapposizione ai troppo “giustizieri” del “poliziesco all'italiana”.
Critica:
Collaudata nel film che lo precede di qualche mese (Squadra antiscippo) la figura del poliziotto-hippy Nico Giraldi dà adito a Tomas Milian di esibirsi in tutta la gamma del suo istrionismo: gesti, linguaggio pesante, acrobazie spericolate. Ex mariuolo diventato poliziotto dà la caccia a ladri e ricattatori, si occupa di bande mafiose, la giura agli scippatori e ai truffatori. Coadiuvato da Mario Amendola soggettista-sceneggiatore, Bruno Corbucci ha portato avanti il suo personaggio fortunato nella serie “Squadra” in 5 episodi seguiti da altri 5 episodi serie “Delitto”.

L'uomo che sfidò l'organizzazione                                          1976

Regia: Sergio Grieco
Musica: Luis Enríquez Bacalov
Cast: Stephen Boyd, Renato Rossini, Pepe Calvo

Trama:
Steve, impiegato all'aeroporto di Fiumicino, ritira un pacco contenente droga per conto di un'organizzazione criminale, ma sostituisce la merce pregiata con un'identica quantità di bicarbonato. Steve vende la droga a Barcellona e ne ricava un miliardo. Contro di lui e la sua amante e complice Maggie, si scatenano gli uomini dell'organizzazione criminale che doevano smerciarla. Con l'aiuto del solo ispettore McCormick, Steve si troverà a dover affrontare agguati, scontri, inseguimenti mirabolanti e torture, per potersi godere il bottino...

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